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"Ricercatori in fuga? Mancano risorse"

Il rettore Lugli: "La polemica sulla disparità di trattamento tra prof e ricercatori? Il trilinguismo è un fiore all'occhiello. Per gli studentati tutto troppo lento".
unibz - Universitätsplatz
Foto: Salto.bz

Nelle scorse settimane ha destato molta attenzione nel mondo della cultura, in quello accademico e fra gli studenti di Unibz un articolo di Alto Adige innovazione dedicato ad alcuni esempi concreti di ricercatori dell’Università “in fuga”. Il tema ricorre regolarmente, soprattutto per le rigidità del sistema di reclutamento dell’ateneo bolzanino relativamente alle conoscenze linguistiche. Dal momento che pure il rettore Paolo Lugli, quando l’estate scorsa sembrava sul punto di lasciare Unibz per un incarico prestigioso in Germania, in una delle sue rare interviste aveva criticato alcune regole (in particolare per gli studenti in entrata: Il trilinguismo non sia un dogma, aveva detto) abbiamo provato a capire se ci siano dei margini di intervento. In questa nuova intervista Lugli fornisce spiegazioni a tratti forzatamente molto burocratiche, ma il messaggio è fondamentalmente uno. La “fuga” sarebbe dovuta principalmente al fatto che molti atenei hanno ricevuto dal Ministero della Università migliaia di posti da ricercatore e da professore di seconda fascia, che di fatto hanno attratto anche molti ricercatori cui è stata offerto un avanzamento di carriera che unibz non poteva offrire non avendo le risorse necessarie”. Più delicata, invece, la questione sulle disparità di trattamento tra professori (esonerati dal trilinguismo) e ricercatori che vogliono diventare professori (obbligati alla conoscenza dell'italiano e del tedesco oltre all'inglese). Le regole sono queste, punto e basta. 

SALTO: Rettore, nella sua ultima intervista, rilasciata a fine giugno 2022 mentre sembrava in partenza per un nuovo incarico, aveva lamentato un eccessiva rigidità dei requisiti linguistici per gli studenti. Sono stati fatti passi avanti in questa direzione?

Paolo Lugli: Premesso che il trilinguismo è secondo me una caratteristica molto importante di unibz, al tempo stesso penso sia necessario adattarlo alla natura dei vari corsi di studio e delle facoltà, oltre che alle esigenze espresse dalla società e dal tessuto produttivo sudtirolese. Tipicamente, tutte le lauree triennali sono trilingui, mentre quelle magistrali possono essere o trilingui o offerte solo in inglese.  Abbiamo iniziato all’interno dell’Università un dibattito sul tema del trilinguismo, coinvolgendo anche attori esterni quali per esempio associazioni, assessorati, scuole.  Per alcuni nuovi corsi di studio, abbiamo abbassato il requisito linguistico di entrata per facilitare la partenza di tali corsi.

Coloro che non riescono a soddisfare i requisiti, si spostano ad un’altra università italiana. Va comunque detto che molti ricercatori di valore sono stati in questi anni promossi.

Diversi ricercatori di grande valore hanno lasciato Unibz negli ultimi tempi. Prima domanda: perché i requisiti linguistici non si applicano – giustamente - ai docenti che vengono da fuori, mentre si applicano ai ricercatori che aspirano a diventare docenti?

Per rispondere compiutamente alla domanda, è necessario illustrare come avviene il reclutamento nell’università. Vi sono tre livelli principali di personale accademico strutturato, i professori di prima o di seconda fascia, entrambi con un contratto a tempo indefinito, e i ricercatori a tempo definito, divisi in due categorie: RTDA (ricercatori a tempo definito di tipo A, ndr), che hanno un contratto triennale (che puo’ essere ripetuto più volte), alla fine del quale non c’è nessuna garanzia di accesso ad un posto da professore, e gli RTDB, anch’essi con un contratto triennale, che possono essere valutati prima della fine contratto e passare, in caso di valutazione positiva, al ruolo di professori. Gli RTDA possono diventare professori solo attraverso un concorso, quindi con una procedura competitiva aperta a tutti coloro che abbiano i requisiti necessari (per esempio l’abilitazione nazionale). Gli RTDB invece hanno un percorso personalizzato che evita il concorso (quello che in inglese viene chiamato “tenure track”).  Il fatto che molti ricercatori, alcuni dei quali di grande valore, abbiano lasciato unibz per passare ad altre università, è legato a diversi fattori. unibz è una università non statale che riceve i suoi finanziamenti principalmente dalla Provincia attraverso un accordo di programma triennale. Negli ultimi anni il contributo provinciale si è andato stabilizzando, limitando quindi la creazione di nuovi posti e la possibilità di avanzamento di carriera per gli RTDB. Contemporaneamente invece le università statali hanno ricevuto dal Ministero della Università migliaia di posti da RTDB e da professore di seconda fascia, che di fatto hanno attratto anche molti nostri ricercatori cui è stata offerto un avanzamento di carriera che Unibz non poteva offrire non avendo le risorse necessarie.  Per quanto riguarda i requisiti linguistici, questi non si applicano agli RTDA mentre invece, proprio per il percorso privilegiato che viene loro offerto, agli RTDB viene richiesto un certo livello di conoscenza delle tre lingue ufficiali di unibz (inglese, italiano e tedesco). Coloro che non riescono a soddisfare i requisiti, si spostano, se possono, ad un’altra università italiana. Va comunque detto che molti ricercatori e molte ricercatrici di valore sono stati in questi anni promossi e stanno facendo la loro carriera in Unibz.

 

In altre università si ha la possibilità di fare un semestre di didattica e uno di ricerca, ma non a Design, non a Bolzano. Dando tutto questo spazio alla didattica i ricercatori fanno gran fatica a fare delle pubblicazioni, che per chi fa ricerca sono la cosa più importante. Il problema esiste o sono informazioni non corrette?

I ricercatori a tempo definito, sia di tipo A che B, hanno l’obbligo di 60 ore annuali di didattica indipendentemente dalla Facolta’ in cui lavorano. La situazione della Facoltà di Design e Arti è particolare perché gran parte della didattica si basa su attività pratiche che impiegano gli studenti per un tempo molto più lungo che quello legato solo alle lezioni tradizionali. Va detto che è proprio questa attitudine “pratica” dell’insegnamento che rende questa Facoltà molto attrattiva anche per studenti stranieri.  Gran parte dell’assistenza a queste attività viene svolta dagli RTD (che a Design e Arti sono principalmente RTDA), limitando di fatto il tempo disponibile per la ricerca. Consapevole di questo problema, la Facoltà sta riducendo gradualmente le attività di assistenza richieste agli RTD.

La rigidità sulla lingua avrebbe senso se i ricercatori dovessero insegnare in quella lingua. Una volta che uno sa bene l’inglese è in grado di comunicare con gli studenti. Questa rigidità sta facendo andare via ricercatori di grande qualità. Non è un peccato?

Il modello di trilinguismo adottato da unibz richiede (e assicura) che i corsi vengano insegnati in percentuale uguale nelle tre lingue. Abbiamo quindi bisogno di personale docente (professori, RTD e professori a contratto) che garantisca la copertura linguistica necessaria. Richiediamo pertanto a professori e RTDA la conoscenza a livello approfondito di due lingue (di cui una è in genere la madrelingua). Solo per gli RTDB viene richiesta la conoscenza buona (a livello B2) anche della terza lingua. Questo è noto a tutti e tutte, per cui chi vuole fare carriera a unibz attraverso un percorso tenure-track (RTDB) deve impegnarsi per raggiungere questo requisito. E’ chiaro che perdiamo qualcuno ma al tempo stesso questa misura migliora il livello linguistico del corpo docente.

Se si vuole tenere  una rigidità sulla lingua, perché non dare qualche semestre libero dalla didattica per studiare il tedesco in Germania? Risulta che a precise richieste di alcuni ricercatori non sia stata data questa possibilità. Non le sembra tremendamente ingiusto, per non dire assurdo? 

Come ho tentato di spiegare, la rigidità sulla lingua si applica solo agli RTDB, che hanno in ogni caso un percorso facilitato che non prevede concorsi. Nulla toglie, e succede con una certa frequenza, che alcuni RTDA possano vincere un concorso e diventi professori senza requisiti sulla terza lingua. Quanto alla possibilità di un semestre libero, visto che il contratto di RTD è triennale non è pensabile di dedicare un intero semestre per andare all’estero a imparare una lingua. Anche perche’ sia il tedesco che l’italiano possono essere praticati senza problemi qui a Bolzano e unibz offre corsi di lingua a tutto il personale accademico.

Personalmente vedo il trilinguismo come un fiore all’occhiello di Unibz e non come una imposizione della politica.

Tutte queste rigidità probabilmente stanno strette anche al corpo docente. Non è il momento di emancipare Unibz dall’eccessivo (e unico, a livello nazionale e forse europeo) controllo da parte della politica e di fare uno Statuto che rispecchi quello delle altre università italiane ed europee? Nel 2023 un'università che cerca qualità, nella scelta dei docenti può essere legata unicamente al rigido rispetto di criteri di bilanciamento linguistico, tra insegnanti tedescofoni e italofoni?

Personalmente vedo il trilinguismo come un fiore all’occhiello di Unibz e non come una imposizione della politica. Uno dei motivi per cui i nostri laureati e le nostre laureate riescono a trovare un posto di lavoro molto più rapidamente di quelli/e delle università italiane è in gran parte legato alle loro competenze linguistiche. Applicato in modo troppo rigido il trilinguismo rischia però di diventare un fattore limitate dell’attrattività invece che favorirla.

Come valuta i passi fatti finora per risolvere il problema degli alloggi degli studenti? Un anno fa sembrava che di lì a poco ne sarebbero piovuti a centinaia. Lei che notizie concrete ha?

Purtroppo tutto si sta muovendo con grande lentezza. Unibz non ha, a differenza della università statali, alcuna possibilità di gestire studentati. Noi proviamo ad agire da intermediari e facilitatori, ma restiamo legati alla parte pubblica e alle iniziative di imprenditori privati. Diciamo che le condizioni abitative per studenti e studentesse non favoriscono certo il nostro tentativo di crescere attraverso nuove iniziative come per esempio la partenza delle Facoltà di Ingegneria e di quella di Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari.

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Gianguido Piani Mer, 05/10/2023 - 10:38

A UNIBZ non mancano risorse. Una cosa sono le risorse, un'altra e' come vengono utilizzate.
Ho avuto alcune esperienze con UNIBZ senza mai entrare in alcun ruolo. Tra le piu' significative sono le seguenti.
A fine 2019 sono preso come docente a contratto per un corso di sistemi di controllo automatico. Chiedo subito copia del contratto - che mi viene inviata a fine gennaio 2020. Nota - il dipartimento personale di UNIBZ in quel periodo aveva 16 dipendenti e l'ufficio legale una dozzina. Evidentemente tutti straimpegnati.
Studierei volentieri per conto mio le condizioni dei docenti a contratto, se queste fossero pubbliche. Il problema e' che erano, forse lo sono ancora, in un'area riservata del sito e accessibile solo con password che viene concessa solo dopo che il contratto e' stato firmato. In informatica il principio si chiama "deadlock", ma gia' all'inizio del secolo scorso il Capitano di Koepenick aveva messo in chiaro l'assurdita' di situazioni di questo tipo. Il risultato erano lunghissime iterazioni anche per definire questioni molto terra-terra, ad esempio chi detenesse i diritti sulle lezioni e materiali didattici sviluppati, il docente o l'Universita'? Una "guest" password per la pagina delle condizioni contrattuali avrebbe fatto risparmiare a UNIBZ e a me un sacco di tempo.
Quello che mi ha fatto rinunciare all'incarico e' stato il dovere assumere tutti gli obblighi relativi al GDPR, quindi sulla privacy dei dati degli studenti, senza alcuna protezione dell'universita'. Un docente a contratto e' infatti formalmente libero professionista e deve gestire tutto in proprio. Ora GDPR e' una delle peggiori leggi decise dalla UE in quanto equipara Google e Facebook con i loro uffici legali di centinaia di specialisti al negozietto che tiene su un PC una ventina di numeri di telefono dei clienti abituali, imponendo gli stessi obblighi di gestione e protezione dei dati. Per le PMI e i lavoratori in proprio GDPR e' una catastrofe che nel migliore dei casi significa burocrazia e spese extra, nel peggiore grane con la giustizia. Una volta capito che la gestione di queste formalita' ricadeva sul sottoscritto ho preferito rinunciare all'incarico.
Un'esperienza precedente e' riassunta in questa lettera inviata nel 2016 alla rubrica Italians di Beppe Severgnini
https://italians.corriere.it/2016/10/31/universita-e-burocrazia-confron…
Sono in ogni caso disponibile a raccontare personalmente al Rettore, se interessato, ancora un'altra esperienza che preferisco non riportare qui per questioni di privacy della persona coinvolta, (ex?) docente UNIBZ.
Non stupiamoci che ricercatori, specie se stranieri, annusata l'aria preferiscono andare altrove. Le risorse sono solo un piccolo tassello dell'insieme.
Attualmente tengo un corso di controlli automatici presso un'universita' tecnica - ad Amburgo. In poche email e un colloquio Zoom di un'ora abbiamo definito tutto il necessario.

Mer, 05/10/2023 - 10:38 Collegamento permanente