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L’app che aiuta i medici

Si chiama reCOVeryaID, l’ha progettata Daniela D’Auria, ricercatrice di unibz, e consente di monitorare la salute dei pazienti Covid-19 a casa, per sgravare gli ospedali.
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Foto: upi

Il virus avanza e inghiottisce posti letto in ospedale. I dati odierni elaborati dai laboratori dell’Azienda sanitaria nelle ultime 24 ore riferiscono di 320 persone ricoverate nei reparti ospedalieri ordinari e di altre 41 in terapia intensiva. Quattro sono i decessi registrati. 598 sono i nuovi casi positivi su 2.241 tamponi processati. Accanto agli antidoti delle ordinanze provinciali con misure anti-Covid sempre più stringenti, arriva ora un sostegno pratico dal mondo della ricerca.

Si chiama “reCOVeryaID” ed è uno strumento pensato per aiutare il sistema sanitario a reggere l’urto dell’aumento dei casi di infezione senza soccombere di fronte all’intasamento dei reparti di cura del coronavirus. A progettarlo è stata Daniela D’Auria, ricercatrice (specializzata in ingegneria biomedica e robotica medica) di Smart Data Factory (SDF), il laboratorio di trasferimento tecnologico della Facoltà di Scienze e Tecnologie informatiche guidato da Diego Calvanese.

 

Genesi

 

Durante il periodo di confinamento della primavera scorsa, D’Auria si è attivata e ha cominciato a interloquire con medici di sua conoscenza per cercare di recepirne esigenze e suggerimenti su come affrontare al meglio l’emergenza dovuta all’epidemia. Nel giro di poche settimane, è nato il primo prototipo di “reCOVeryaID”. L’app, realizzata con la collaborazione dei colleghi Calvanese (supervisore) e Andrea Janes (nella fase di prototipazione), permette al medico curante di avere disponibile, quotidianamente, un quadro clinico aggiornato, chiaro ed esauriente del decorso della malattia nel paziente e, al tempo stesso, di far pervenire ad esso, grazie a un sistema di messaggistica incorporato, un feedback immediato. “Con reCOVeryaID - spiega D’Auria - ho cercato di costruire un sistema intelligente che raccoglie e processa automaticamente quelle informazioni che i sanitari ogni giorno raccolgono quando una persona viene ricoverata in ospedale perché ammalata di coronavirus”.


 

Si tratta di misurare parametri semplici, ovvero la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e i livelli di ossigenazione del sangue. Tutte rilevazioni che le persone possono fare agevolmente anche autonomamente da casa loro e trasmettere tramite reCOVeryaID: è sufficiente dotarsi di un termometro, che dovrebbe essere già presente in tutte le case, e di un pulsossimetro, un dispositivo da poche decine di euro che permette di valutare il livello di ossigeno nel sangue e di registrare i battiti del cuore. reCOVeryaID può essere però utilizzato anche da quella parte della popolazione a cui non è stato somministrato il test da Covid-19 ma costituita da possibili soggetti asintomatici o pre-sintomatici: ad esempio, perché entrati in contatto con soggetti risultati poi positivi e quindi a rischio di sviluppare la malattia.

 

Come funziona l’app

 

L’applicazione web e mobile – quest’ultima ancora in una fase di realizzazione – prevede la registrazione dei cittadini risultati positivi alla Covid-19 in un database dell’autorità sanitaria locale. Questi, invece di essere trasportati e ricoverati in ospedale, rimangono a casa loro dove sono comunque costantemente in contatto con il loro medico di famiglia. I medici di base che utilizzano reCOVeryaID, a loro volta, hanno accesso a una schermata in cui vengono riportati i dati che i pazienti spediscono loro attraverso lo smartphone. Il sistema, sfruttando un insieme di regole memorizzate in una apposita base di conoscenza, assegna un livello di allerta ad ogni misurazione. L’interfaccia dal lato medico visualizza quindi i dati ricevuti con un colore che comunica automaticamente tale livello di allerta: da verde ad arancione fino a rosso, situazione che consiglia l’ospedalizzazione del malato. L’applicazione dispone inoltre di una funzione che invia un allarme rosso anche in base all’andamento dei valori registrati. In pratica, il sistema effettua periodicamente analisi statistiche più dettagliate delle ultime misurazioni di ogni singolo paziente.

 

“Tali controlli saranno memorizzati in una base di dati, che terrà traccia dell’identità del paziente, dell’intervallo di misurazione e dell’esito, e potranno generare ulteriori allerte non più legate all’ultimo riferimento temporale ma ad un intervallo più̀ ampio”, puntualizza la ricercatrice. Tra le diverse comunicazioni di urgenza, è presente anche la circostanza in cui l’applicazione chiama automaticamente un’ambulanza al domicilio del paziente, dopo che il medico ne abbia confermata la necessità. D’Auria sottolinea che tra i vantaggi che comporta l’utilizzo dell’applicazione creata nella SDF non va annoverata solo l’ottimizzazione delle risorse ospedaliere e la prevenzione dell’aggravamento dei pazienti Covid-19 non ancora ricoverati in terapia intensiva ma anche la protezione dei medici di medicina generale. “Questa categoria ha pagato un prezzo altissimo durante la prima ondata. Sono stati tra i sanitari più colpiti dal virus e con reCOVeryaID hanno l’opportunità di continuare a svolgere un ruolo essenziale senza essere esposti ad un possibile contagio”.

 

Nel post Covid-19

 

L’auspicio della ricercatrice è che l’applicazione venga utilizzata nel sistema sanitario italiano, e non solo, anche quando la Covid-19 sarà ormai un ricordo. Sarà infatti possibile adattare l’app al monitoraggio di altre patologie, che attualmente sono percepite come meno insidiose ma che comunque condizionano la vita di migliaia di persone. ReCOVeryaID potrà servire ad esempio, soprattutto al monitoraggio di pazienti con patologie quali il diabete o l’ipertensione, conclude D'Auria.

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Massimo Mollica Lun, 11/09/2020 - 15:29

APPLAUSI e CONGRATULAZIONI! Idea e inziativa stupenda che ci dimostra come i giovani e il progresso siano la salvezza di questa umanità. Peccato poi vi siano i vecchi e la politica che invece rovinano tutto. Possibilità che questa proposta venga presa in considerazione: zero.
Detto questo ritengo che questa rivoluzione sarà solo a metà se non iniziamo ad avere una visione globale dei dati. QUI: ( https://www.salto.bz/it/article/24012016/il-cloud-eliminera-la-burocraz… ) io concepisco un contenitore dove inserire tutti i dati che riguardano il cittadino. Più questi sono centralizzati e messi in sicurezza da un sistema bilanciato di controlli per la privacy più si riuscirà ad eliminare burocrazia, ottimizzando le risorde. In primis quella sanitaria. Ma già so che molti non capiranno ciò che dico purtroppo.

Lun, 11/09/2020 - 15:29 Collegamento permanente
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alfred frei Lun, 11/09/2020 - 15:58

a leggere "i vecchi e la politica rovinano tutto" mi viene in mente: "la morte della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’ignoranza dell’ignoranza (Alfred North Whitehead), o no ?

Lun, 11/09/2020 - 15:58 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Lun, 11/09/2020 - 22:02

Chiedo scusa pubblicamente ai lettori di Salto e alla redazione per la mia espressione infelice e insultante. Ho sbagliato ed è palese. Ho sbagliato non solo nella forma ma anche perché quando si generalizza si sbaglia a prescindere. Preciso solo che non mi riferivo alla' età anagrafica ma all' apertura mentale, alla capacità di mettersi in discussione, di mettere in dubbio le proprie certezze, assente in quelle persone che io considero "vecchie" anche se sono più giovani di me. Chiedo scusa e per punizione mi asterrò dal commentare su Salto per un certo periodo.

Lun, 11/09/2020 - 22:02 Collegamento permanente