Politica | Culture di destra

La differenza della Fenice

Eco e il suo "Fascismo Eterno", le distanze tra destra e sinistra che si fanno sempre più ampie: quello all'Ost-West Club di Merano è stato un dibattito sull'Altro.
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Foto: Foto: Salto.bz

L'origine

“L'Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza” scriveva Umberto Eco nel suo scritto uscito postumo per La Nave di Teseo: Il Fascismo Eterno è una lucida analisi del “fascismo originario”, del seme che si sviluppa e riesce a mettere le sue radici ovunque e in qualsiasi epoca, un fenomeno sociale in costante riproduzione. Ma come si alimenta e come fa a sopravvivere al fluire dei decenni, dei secoli, come si manifesta e convive – invece – nella nostra società e quali sono i suoi tratti distintivi che fanno della cultura di destra, una specifica quanto camaleontica modalità di azione?

Hanno provato a rispondere a queste domande – e non solo – Andreas Pöder il consigliere provinciale indipendentista, Luigi Gallo, ex assessore bolzanino in quota Rifondazione Comunista e infine la presidente di Fratelli d'Italia del Trentino Marika Poletti. Domande che sono state poste mercoledì 14 marzo durante uno dei consueti appuntamenti de La lampada verde dal titolo La Fenice Nera, all’Ost West Club di Merano. Moderatore del dibattito Gabriele Di Luca, collaboratore di Salto ed editorialista del Corriere dell’Alto Adige.

“E' falso dire che il revival fascista sia qualcosa degli ultimi anni. C'è stata una vera e propria guerra della memoria. Che il fascismo fosse un patrimonio normale all'interno della democrazia diventò effettivamente normale, provocando uno slittamento del discorso politico su temi fino ad allora tabù”, dice Di Luca riferendosi all'Italia di Berlusconi, Bossi e Fini degli anni Novanta e Duemila descritta nel libro Viva Mussolini! del giornalista svizzero Aram Mattioli, secondo volume protagonista del dibattito, insieme a Culture di Destra di Furio Jesi: “Il fenomeno non si ferma all'Italia, la galassia delle destre si estende in diversi paesi, che determina uno spostamento della bussola politica notevole” e infine la domanda: “E' preoccupante?”.

“Credo che tra Casapound e Lega non ci siano molte differenze" (Luigi Gallo).

“Stiamo ancora a giocherellare con il fascismo ma il suo fondatore, Mussolini, credo sarebbe molto deluso da queste discussioni, visto che guardava anche al futuro. Il Movimento Sociale, in quanto movimento post-fascista, aveva già risolto la questione con il motto 'Non rinnegare, non restaurare'”, dice sminuendo il tema Marika Poletti, che non trova il riemergere di certe situazioni come preoccupanti ma come figlie legittime dell'epoca in cui sorgono.

 

Di avviso particolare è invece Andreas Pöder, il quale non solo non vede un certo qual pericolo nelle formazioni come quelle di Casapound ma al contrario crede che il dibattito politico italiano intorno alle formazioni di estrema destra sia esagerato, quando – secondo lui – in Germania le destre sono più forti, a causa delle leggi fortemente repressive che in Italia hanno sempre avuto una morsa molto lasca e quindi, sarebbero viste con meno fascinazione.

Per il consigliere provinciale, infatti, sarebbe più fascista e totalitario il controllo a cui saremmo tutti sottoposti a causa delle tecnologie e dei social e - stando più sull'attualità in senso stretto - lo sarebbe il Decreto Lorenzin sull'obbligatorietà vaccinale. Parole che hanno un certo peso e che si allontanano sempre di più dalla paura per l'accezione storica del Fascismo. “Credo che tra Casapound e Lega non ci siano molte differenze. Al momento l'elettorato di estrema destra si è spostato lì, sulla Lega. I discorsi d'odio e l'odio verso il diverso, la violenza e il discorso violento, sono però delle costanti. E poi esistono i fascisti veri, anche se ovviamente la maggior parte dell'elettorato non va criminalizzato, sarebbe idiota farlo”, dice invece perentorio Luigi Gallo, in netta contrapposizione con le parole di Marika Poletti, quindi, che addirittura in merito all'exploit della Lega citato prima da Gallo, commenta con: “un esilarante successo, che fa sorridere”.

"Stavolta voto voi"

Una "persona perbene", delle periferie, che vorrebbe provare un modo di fare politica diverso e che da sinistra si è spostata anche e insospettabilmente a destra, nella destra anti-liberale e anti-liberista. Questo più o meno il ritratto che Marika Poletti fa dell'elettore che, questa volta, dice di aver deciso di "votare loro", di votare a destra, per Fratelli d'Italia e Lega Nord. Un elettore delle classi meno abbienti, "dimenticato" dalle forze di sinistra, un elettore che cambia identità o che la confonde con altre, immerso in un dibattito politico confuso, che è riuscito ad inglobare temi come la giustificazione dell'allontamento e il respingimento dello straniero, dell'intruso, fino a tenerli come di sottofondo a tutti gli eventi che si susseguono.

"La sinistra si è dimenticata della Heimat" (Andreas Pöder).

Mentre la normalizzazione dell'eredità fascista storica da destra sembra essere vista sotto la lente d'ingrandimento unicamente storica, con poca nostalgia e con disillusione, da sinistra si percepisce fermo sospetto e paura della capitalizzazione del consenso che la destra sa fare anche del proprio elettorato, giocando su temi oggi forti, come per esempio quello dell'identità non solo politica ma nazionale. "Come ha detto un famoso esponente della Linke tedesca, Gysi, la sinistra non ha saputo intercettare il sentimento patriottico", dice infatti Pöder, "la sinistra si è dimenticata della Heimat", conclude, mentre viene seguito a ruota dalla Poletti, che ama definire se stessa come una cittadina a cultura stratificata: "Difendo il mio paese perché all'interno di esso c'è la mia comunità". Mentre da sinistra, appunto, Gallo si sente di precisare: "Il sentimento è sempre stato quello di allargare i confini, quello dell'internazionalismo, è una visione delle cose molto diversa".

"La democrazia sarà capace di reggere tutto questo?", si chiede ancora però Luigi Gallo, preoccupato dallo slittamento verso destra, soprattutto in un tempo delicato come questo, in cui il tema dell'immigrazione è al centro dello scontro di visioni della società della destra e della sinistra: "I momenti di crisi e la paura portano a destra. Lo stato sociale è stato smantellato e le persone non hanno più sicurezze, è normale. Non è normale però che ci sono politici che fanno credere agli italiani che i migranti prendano più sussidi di loro e che non ci siano le risorse per aumentare gli ammortizzatori sociali, è una narrazione tossica che dovrà prima o poi finire".

Nessun timore sembrerebbe esserci, tuttavia, di un possibile ritorno al potere del fascismo del ventennio mussoliniano o di una variazione totalitaristica dell' "Ur-Fascismo" di Eco, a cui quindi cediamo di nuovo la parola per completare il suo discorso cominciato all'inizio di questo articolo: "Il primo appello di un movimento fascista è contro gli intrusi. L'Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione".