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Politiche miopi e fratellanze in paradiso

Una gita in montagna si carica inaspettatamente di molteplici motivi di riflessione
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Foto: NOI Techpark / Daniele Fiorentino

È stato quasi per uno slancio di ribellione che mi sono ripromesso, qualche tempo fa, di mettere il naso fuori dalla mia realtà altoatesina un po' più spesso di prima, per "vedere di nascosto l'effetto che fa" come diceva la buon anima di Jannacci. 
Spinto da questa necessità casualmente mi sono recato allora, sabato 17 agosto, fino al passo del Tonale (1900m), estrema propaggine della val di Sole e confine naturale tra Trentino e la lombarda Val Camonica. 

L'industria dello sci ed i suoi orrori
Il paesaggio del Tonale è bellissimo ed è costituito da una sorta di anfiteatro naturale. Purtroppo pregiudicato da una serie di costruzioni che sono il segno evidente del fatto che le esigenze del turismo dello sci di massa ed attivo in ben 3 stagioni su 4, hanno avuto il sopravvento. Orrore: alcuni palazzi grigi e marroni, di 10 piani e più, rovinano completamente l'insieme, sorgendo per di più proprio nella preziosa torbiera del Tonale, con la sua ricchissima ed originalissima vegetazione. 
Me ne faccio una ragione e soffoco il primo pensiero campanilistico che mi viene: "non siamo in Alto Adige, dove l'attenzione per queste cose è assoluto". Mah.

La fratellanza in paradiso e.. la Leitner per raggiungerlo
Il giorno dopo di buon mattino io e la mia famiglia mettiamo in atto il nostro proposito escursionistico, di tutta comodità e senza azzardi. Per questo scegliamo di prendere la cabinovia che dal Tonale porta fino a Passo Paradiso (2500m), rampa di lancio - si fa per dire - per raggiungere poi il rifugio Malga Presena (2750m). La funivia è realizzata, neanche a dirlo, dalla ditta Leitner. Costruisce funivie e monorotaie persino in Cina - convengo - vuoi che non sia lei a realizzare funivie nel vicino Trentino?
Giunto al passo Paradiso ecco però la sorpresa. Nei pressi di un monumento agli alpini ed ai Kaiserjäger è in corso la 38esima (!) edizione della Festa della Fratellanza, un'iniziativa messa in piedi per l'appunto quasi 40 anni fa da un alpino di Vermiglio ed un Kaiserjäger, oggi deceduti, e portata avanti dai loro discendenti, con l'appoggio di associazioni d'arma ed istituzioni locali, austriache e trentine. E' in corso una santa messa, presieduta da un cappellano militare alpino dalla chioma canuta. Schierati l'uno di fronte all'altro stanno alpini in congedo e Schützen. Tra i "bersaglieri" scorgo anche una compagnia di Aldino e tra gli alpini "veci" di Merano. Intorno osservo migliaia di escursionisti e rifletto sul fatto che il ricordo della grande guerra porta consiglio e con sé un messaggio di pace. Un messaggio che però spesso non riesce a riverberare fino alle lande nei pressi del Cevedale che si scorge in lontananza. Luoghi dove sulle ferite ancora troppo spesso ci si getta il sale, invece di osservarle, prendersene cura e suturarle. Perché? Mah.

Il ghiacciaio col cappotto
Assorto nei miei pensieri - e consapevole, ancora una volta, di non essere riuscito nel mio intento di lasciarmi alle spalle la mia "quotidianità" - giungo al rifugio Malga Presena. Il colpo d'occhio del ghiacciaio è straordinario, ma appena abituato al bagliore mi rendo conto della particolarità dello stesso: quelli che vedo sono teloni! E subito mi viene a mente una discussione che lessi nel forum meteonetwork.it lo scorso anno. Quello della Presena è il primo ghiacciaio sul quale è stato sperimentato, con successo, un sistema di copertura che permette al manto di non sciogliersi nei mesi estivi. Naturalmente per poterci sciare sopra - maligno subito - mica per salvaguardarne il ruolo per l'equilibrio idrogeologico della zona
Grazie alle precipitazioni abbondanti della primavera la copertura nevosa è ancora molta nella zona, per fortuna, e il mio occhio tra neve marrone e teloni deve spaziare molto per scorgere ghiaccio vivo, con il suo consueto colore bianco/azzurro, in grado di confondersi con il colore delle rocce, riapparse alla luce del sole solo negli ultimi decenni. 

Pace ed acqua: un destino condiviso
Ritornando sui miei passi ancora una volta non riesco a trattenere alcuni pensieri, dei quali solo in parte riesco ad essere fiero. 
Al Passo Paradiso ho assistito ad una cerimonia che in passato avrei definito stucchevole ma che oggi in parte mi commuove. La fratellanza tra coloro che a suo tempo furono nemici sul campo di battaglia forse oggi ha qualcosa da insegnarci. 
Ecco: l'ho detto. 
La battaglia che si gioca invece più in alto, quella per difendere l'acqua, oro del nostro piccolo mondo, forse oggi finisce per essere ancora più importante. Ma in merito all'esito di questa battaglia prevale in me un forte scetticismo ed anche un po' di rabbia. La stessa rabbia che ho provato di fronte alla presa di posizione dei gestori degli impianti di sci altoatesini, tutti in coro a richiedere "più piste!" per sopportare la concorrenza di altri paesi europei. Unita allo sconforto che ho provato anche nel vedere un bosco raso al suolo, preventivamente, a Sesto Pusteria.