Ambiente | Idrogeno, bus H2 e la centrale di Bolzano Sud. "Sperimentazione" ma a favore di chi?

Bus a idrogeno: centrale di Bolzano Sud dodici volte più cara che a Brugg in Svizzera

La realizzazione della centrale di rifornimento di idrogeno a Bolzano Sud e l'acquisto dei cinque bus a idrogeno sono state salutate come progetto di innovazione e per la
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Giovedì 11 aprile è andata in onda la trasmissione “Mobil” su Rai-Sender Bozen, che aveva per tema i bus a idrogeno. A prescindere dal fatto che nei titoli di coda si leggeva che la trasmissione è stata sostenuta dalla STA, società della Provincia che sta curando il progetto a Bolzano, ciò che è stato interessante è stato vedere l’esperienza di PostAuto Svizzera a Brugg con i cinque autobus Mercedes Citaro, che arriveranno, sempre nell'ambito del progetto europeo Chic, pure a Bolzano per la nota modica spesa di 9 milioni di Euro su cui la trasmissione ha fatto un po’ di cortina fumogena fra costi e contributo europeo, ma tant’è.

La cifra pagata per i cinque bus Citaro dalla PostAuto Schweiz di 11 milioni di franchi svizzeri corrisponde a quella spesa dalla Provincia di Bolzano/STA di 9 milioni di Euro. Mi ha incuriosito invece la stazione di rifornimento, apparsa subito ben più compatta e piccola di quella quasi terminata a Bolzano Sud. Lo stupore si trasforma in sorpresa quando la responsabile del progetto a Brugg, Nikoletta Seraidu di PostAuto Svizzera, da me interpellata, mi ha risposto che la loro stazione è costata circa 2,2 milioni di franchi svizzeri, cioè 1,8 milioni di Euro con l’elettrolizzatore, che produce l’idrogeno, che viene affittato mentre i bus sono parcheggiati nel deposito accanto agli altri mezzi.

Come è mai possibile invece che la stazione di Bolzano Sud abbia un costo di 16 milioni di Euro per il solo edificio, di cui, è bene non scordarselo, 10 milioni sostenuti da parte dell’Autobrennero, più altri 5,6 per apparati e manutenzione per i primi due anni e dunque arrivi a costare qualcosa come 21,6 milioni di Euro? C’è qualcosa, e molto, che non torna. Se poi si va a leggere le caratteristiche della centrale, si scopre che, oltre ad essere in ritardo di realizzazione di svariati anni e che del famoso corridoio d’idrogeno dal Brennero a Modena non è stato realizzato quasi nulla, è progettata per rifornire qualcosa come 25 bus o 1000 auto, quest’ultime manco esistenti. Vuol dire che c’è forse l’idea di acquistare altri venti bus per "solo" 36 milioni di Euro con cui si potrebbero acquistare circa 150 bus a metano? Fra l’altro i bus H2 arriveranno in autunno ma la centrale sarà pronta solo a primavera 2014, chi pagherà la stazione mobile di rifornimento?

Un altro aspetto, il progetto è stato sempre presentato sostenendo di voler fare "esperienza" con questo tipo di trazione alternativa. Ma sorge spontanea una domanda: esperienza per chi? Qui vedo solo l’interesse specifico dei due produttori di bus coinvolti, di cui uno, casualmente, nel 2017, giusto alla fine del progetto europeo Chic, metterà in serie il proprio il bus a idrogeno.

Eh, sì, perché i Mercedes Citaro che arriveranno a Bolzano, come quelli a Brugg e Milano, sono modelli preserie, come confermatomi dalla responsabile del progetto idrogeno di PostAuto Svizzera. Forse che l’Europa e i partner del progetto Chic stiano finanziando imprese private con soldi pubblici? Mi sono, infatti, sempre chiesto perché non siano i produttori d’autobus a mettere a disposizione gratis i mezzi per la sperimentazione ed invece bisogna pagarli.

Curioso modo di agire, alla fine paga sempre "pantalone" che, dall’altra, si trova beneficiato, per così dire, da svariate decine di nuovi bus rigorosamente a gasolio, ma questa è un’altra storia sempre nel silenzio assordante dei soggetti coinvolti nonostante tante domande aperte a cui ho dedicato uno specifico blog dove ho raccolto notizie, lettere ed altre informazioni sul tema dei bus a idrogeno, dei bus a gasolio della Sasa e, ultimamente, anche ai minibus a idrogeno impiegati in val di Fiemme per i mondiali di sci nordico che parallelamente sembra un caso fotocopia, ma più in piccolo, del progetto idorgeno di Bolzano.

Al di là della "bellezza" di avere automezzi a idrogeno che producono acqua allo scarico e tutti vorremmo di certo guidare auto FCEV, il problema sono e rimangono da sempre i costi. Nulla da dire se costi così elevati venissero sostenuti da un privato. Ma qua chi spende è l'ente pubblico. Con i 30,6 milioni di Euro del progetto idrogeno e bus, senza considerare ciò che è costato l'IIT e quanto ha speso finora la STA nel progetto, si potevano comprare qualcosa come oltre 120  bus a metano che, contrariamente a quanto sempre testardamente affermato dai vertici della Sasa e della Provincia, inquinano meno (i bus Euro 5 EEV a metano raggiungono senza problemi i livelli Euro 6 e ci sono già sul mercato autobus a metano Euro 6 con emissioni ancor più basse, possibile che nessuno lo sapesse?), consentono subito un risparmio del 20% delle emissioni di CO2 e di quasi il 100% se alimentati a biometano. Questi i fatti su cui gli enti coinvolti si guardano, però, ben bene dal commentare o prendere posizione, un silenzio persistente che equivale di fatto ad un muro di gomma.