Ambiente | SALTO FACT

Identificati 17 lupi, ma mancano i dati

Messo online a luglio ma ancora non diffuso il Rapporto sul lupo in Alto Adige 2020. Enormi le differenze con il Trentino. Impossibile definire i branchi.
La grafica Salto fact pecore e lupi
Foto: Sheldon.studio

La situazione di generale ed aperta ostilità nei confronti della presenza del lupo nel territorio altoatesino non consente un monitoraggio accurato del fenomeno. E’ quanto sembra emergere tra le righe del rapporto “Il lupo in Alto Adige 2020”, pubblicato sulle pagine della Provincia di Bolzano a luglio 2021 senza, però, darne comunicazione al "grande pubblico".  Nel 2020 i responsabili dell’Ufficio caccia e pesca hanno potuto dare un "nome e un cognome" (genotipizzando il DNA) a 17 esemplari di lupo ma le notizie sui branchi, ampiamente disponibili in Trentino (dove sono stati definiti gli spostamenti di 17 branchi e un centinaio di esemplari, e in questo video se ne vedono 9 in fila indiana) in Alto Adige non lo sono. Non vi sono dubbi che il numero di esemplari che si muove nella provincia di Bolzano sia sensibilmente più alto rispetto ai 17 animali genotipizzati, ma i calcoli si devono fare a spanne. Saranno 25-30 o giù di lì. 

Le predazioni

Veniamo subito al dato visualizzato da Sheldon.studio in questo Salto fact un po’ anomalo, vista la lunghezza del testo. Lo scorso anno i danni causati dagli attacchi dei lupi al bestiame sono stati compensati per un importo di 17.911 euro. Un totale di 96 pecore, 2 capre e un vitello sono stati uccisi dagli attacchi dei lupi. I dati fanno registrare un netto calo degli indennizzi (nel 2019 erano stati 27.533) anche se non direttamente proporzionale al calo dei capi predati (111 fra capre e pecore nel 2019.

In  Trentino per le predazioni da lupo sono stati liquidati 16.453 euro per attacchi a bovini, 54.251 per ovicaprini e 4.268  per equini. I dati relativi ai danni 2020 fanno registrare, rispetto al 2019, una variazione percentuale del numero degli eventi pari al 119,6%.

Differenze enormi, come se le due province fossero distanti centinaia di chilometri e avessero conformazioni del territorio radicalmente diverse. Giusto per avere un termine di paragone, a sud di Salorno “nel corso dell’anno 2020 sono stati registrati “612 dati riferibili al lupo, di categoria C1 e C2 (rispettivamente dati inconfutabili e confermati da esperti) quali avvistamenti, fotografie, prede, orme, peli, escrementi, urina. In Alto Adige i dati raccolti sono 171.

Il mistero dei branchi

La questione della mancata individuazione dei branchi in territorio altoatesino è comunque una sorta di mistero.  “Relativamente ai branchi – si legge nella relazione bolzanina - la mancanza di un monitoraggio standardizzato con tecniche che permettono accertamento del successo riproduttivo (Fototrappolaggio intensivo e wolfhowling) non si è potuto supportare scientificamente la presenza di branchi tecnicamente definiti quali unità familiare con due lupi di sesso opposto e uno o più cuccioli (successo riproduttivo).

Come si vede dalla tabella presa dalla relazione trentina almeno 4 branchi (composti da 25 esemplari) si muovono al confine delle due Province, in val di Fiemme (in questo articolo di 2 giorni fa del Dolomiti è documentato un branco sul Latemar) in alta Val di Fassa e nella parte occidentale (alta val di Non e Maddalene) e poi nei loro spostamenti verso il territorio altoatesino (gli animali percorrono circa 25-30 km) se ne perdono le tracce. Non si capisce se ciò avvenga perché il variegato esercito degli “ostili” al lupo semplicemente non fornisce, per scelte ogni volta individuali, le informazioni agli addetti, o per altri motivi che non ha senso neppure ipotizzare.

 

Dovendo comunque dare una informazione di massima, nella relazione altoatesina si legge che è registrata la presenza di più individui nell’area del Branco Alta Val di Non – Deutschnonsberg. “Un altro gruppo può essere confermato nell’area dell’alta val d’Ultimo. Altre forme di aggregazioni in un numero non facilmente definibile nel numero e nello spazio occupato, sono presenti in un ampio settore delle dolomiti centrali, tra la val Pusteria e il confine di provinciale a sud, con la presenza di almeno 5 individui accertati geneticamente”. Se si sfogliano le due relazioni una di fila all’altra, come detto, sembrano quelle di due regioni distanti fra loro, e ciò avviene nonostante anche in Trentino la schiera degli oppositori sia molto ampia e altrettanto ben sostenuta dal punto di vista mediatico.

Misure di prevenzione, queste sconosciute

Altro tema sensibile, le misure di prevenzione. Come già emerso in diversi approfondimenti comparsi su salto.bz (si veda l'articolo linkato in fondo) il mondo dei coltivatori-allevatori altoatesini ritiene semplicemente che il lupo debba sparire dal territorio e non è disposto a fare nullao per proteggere il bestiame con pastori, cani da guardiania e recinti elettrici, nonostante proprio dall’anno scorso il tasso di sovvenzione per la costruzione di recinzioni di protezione sia stato aumentato dal 70% al 100%. Quindi, in soldoni, il costo degli investimenti sarebbe pari a zero. Nel 2020 in Alto Adige sono state invece presentate solo 6 nuove domande di contributo per la costruzione di recinzioni di protezione delle mandrie. “Si trattava di 5 pascoli alpini gestiti da interessenze e di un pascolo alpino privato. Sui pascoli alpini interessati, vengono fatte nascere circa 1.200 pecore e circa 350 capre”, si legge nella relazione. Visto che i privati non si muovono autonomamente  “sulla base di un accordo conclusosi tra l'assessore provinciale Arnold Schuler e il Bauernbund sono state selezionate un totale di 9 malghe per progetti pilota di protezione delle mandrie e greggi nel 2020”, si legge nella relazione.

In Trentino nel corso del 2020 sono state presentate al Servizio foreste e fauna 172 richieste (nel 2019 erano state 170) per misure di prevenzione (recinti elettrici e cani da guardianìa), volte alla protezione dei patrimoni zootecnici ed apistici. Sono dunque stati investiti nella prevenzione 119.000 euro. Il Servizio Foreste e fauna trentino ha finanziato l’acquisto di 63 cani da guardiania, perlopiù pastori maremmani.

Un breve commento che va oltre il Salto Fact. L'impressione è che la scelta compiuta a livello politico sia di parlare del tema lupo il meno possibile in modo scientifico e “neutro,  lasciando che la “lobby degli ostili” possa continuare indisturbata la campagna mediatica a base di paginate di interiora sanguinolente che fa crescere il malcontento nelle vallate. In Alto Adige la biodiversità va bene se si tratta di fiorellini, farfalle e macroinvertebrati bentonici – tutti elementi, sia detto, importantissimi - , ma il lupo è considerato buono al massimo per fare i colbacchi. Quindi nel silenzio generale i tecnici hanno poche segnalazioni per andare a cercare resti utili (pelo e escrementi) a predisporre le analisi genetiche e ricostruire le parentele e gli spostamenti dei branchi. E poi lc'è a questione protezioni.  Vero è che in pascoli vasti e con greggi numerose attuare le misure di protezione è tutt’altro che semplice, ma è altrettanto vero che lasciare gli animali incustoditi in zone adiacenti a quelle frequentate dei lupi non sembra una scelta fatta esattamente nell’interesse del bestiame. Bestiame che peraltro, in circa due terzi dei casi a fine stagione pare venga destinato al macello. Ma questo è un altro discorso.