Politica | Bolzano

L’incognita di piazza Erbe

Fanno discutere le possibili misure anti-contagio nel luogo simbolo della movida. L’Unione: “Gli esercenti non sono forze dell’ordine”. Critiche anche da Team K e Lega.
Birra
Foto: Unsplash

Non sono mancate le polemiche di fronte al possibile giro di vite sulla cosiddetta movida in piazza Erbe (chiusura anticipata dei locali alle ore 22, o il numero contingentato delle entrate e uscite nell’area o come extrema ratio la chiusura stessa della piazza) prospettato dal sindaco Renzo Caramaschi per scongiurare un ritorno dei contagi da coronavirus. Sull’annosa questione-piazza Erbe, aggravata dal momento storico, era già intervenuto ieri il Pd proponendo sia la soluzione a lungo termine di “delocalizzare la vita serale, ma come effetto di un ampliamento dell’offerta serale” sia di puntare su “parco dei Cappuccini e piazzale interno dell’università” come alternative temporanee.

Tra le reazioni che si registrano c’è ora quella dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige che fa appello a clienti e ospiti dei locali pubblici affinché mostrino la necessaria responsabilità e si attengano alle regole di comportamento. “La salute di tutti i presenti viene prima di tutto. Non può essere che, a causa di poche persone che non si attengono alle regole, si debba anticipare la chiusura dei locali pubblici nei centri urbani, come per esempio a Bolzano”, dice Pietro Perez, responsabile della gastronomia e dei pubblici esercizi nell’Unione. E ancora: “Non possiamo essere noi a farci carico dei compiti delle forze dell’ordine, che sono responsabili per la sicurezza, la tranquillità e il rispetto delle norme igieniche al di fuori dei locali”.

A intervenire sull’argomento anche il Team K e i giovani del Team, Matthias Cologna e Tommaso Marangoni, secondo i quali ciò che “aiuterebbe - al di là della pandemia, peraltro - e che il coronavirus porta prepotentemente alla ribalta, è evitare di concentrare le persone in pochi luoghi”. L’auspicio è quello di una “maggiore disciplina e senso di responsabilità di chi li frequenta nonché i giusti controlli sul rispetto delle regole – né presidi fissi, né controlli inesistenti”.

“Una cosa però rimane chiara - conclude il partito guidato da Paul Köllensperger -: spegnere le luci dei locali – che già hanno sofferto il lockdown dei primi mesi del coronavirus - non significa spegnere la movida, che, anzi, proseguirebbe incontrollata nelle strade del centro città in mancanza di altri luoghi di ritrovo più adatti a garantire il distanziamento”.

Parte all’attacco Filippo Maturi della Lega: “Vanno puniti i clienti maleducati, non gli esercenti, l’amministrazione non può scaricare la responsabilità sugli esercenti, soprattutto in un momento difficile come questo. Mi aspetto che il Comune sia a fianco degli esercenti, aiutandoli in un momento drammatico per l’economia, cosa che purtroppo non sta facendo”.