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Langer, ma solo di nome

Secondo l’esperienza di una famiglia delusa la condivisione tra scuola italiana e tedesca nel rione Firmian di Bolzano dopo tre anni deve ancora incominciare.
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Foto: Salto.bz

La testimonianza di Tiziana Tagliaferri, ginecologa all’ospedale di Bolzano, e di suo marito Paolo Felici, delinea i dettagli di un ‘sogno’ irrealizzato. Dopo tre anni di convivenza nel plesso scolastico di piazza Montessori tra gli alunni e gli insegnanti delle circoli didattici Pestalozzi (scuola tedesca) e Don Bosco (scuola italiana) non esistono veri momenti di incontro. Non solo didattico.

salto.bz : Signora Tagliaferri, com’è stata la vostra esperienza alla scuola Langer di Bolzano?
Tiziana Tagliaferri - Noi abitiamo al quartiere Firmian e la nostra terza figlia l’abbiamo iscritta alla scuola Alexander Langer perché è la scuola di appartenenza del nostro quartiere e perché ci era stata presentata come una scuola con un progetto innovativo di ”integrazione tra classi di lingua tedesca e classi di lingua italiana”.
Probabilmente esistono delle difficoltà che noi genitori non riusciamo a comprendere, ma per il momento questo obiettivo non ci sembra sia stato raggiunto. 

Nella scuola quali sono i contesti di condivisione tra i bambini?
I bambini di lingua italiana e tedesca entrano ed escono in orari diversi, la mensa è ad orari diversi, i programmi scolastici sono diversi, e probabilmente anche gli obiettivi lo sono…

Ci sono attività a cui di fatto partecipano i bambini di entrambi i gruppi linguistici?
Non ci risulta. I bambini si possono incrociare durante la pausa del mattino per giocare in cortile. Questo forse è l’unico momento di contatto ma poi tutto finisce lì. 

Ci sono degli scambi di insegnanti tra i due circoli scolastici italiano e tedesco?
Attualmente non ci risulta. La nostra bambina è in quarta elementare e finora è successo solo una volta in terza classe per un laboratorio linguistico.

“In sostanza alle Langer c’è di fatto solo una co-presenza in uno stesso edificio. Non esistono delle barriere fisiche, ma persiste una divisone, non in muratura, che noi per altro percepiamo nettamente,”

Ora in prospettiva state già pensando al passaggio alla scuola media. La bambina alle elementari ha frequentato una sezione bilingue?
Noi l’abbiamo iscritta alle Alexander Langer e all’epoca dell’iscrizione non sapevamo nemmeno l’esistenza di una differenza tra sezioni nella scuola italiana, normali o bilingui.
 
Alle Langer non esistono sezioni bilingui?
No. Ci sono solo sezioni italiane o tedesche. 

Questo è davvero paradossale per una scuola che nel nome si richiama ad Alexander Langer. Visto che ormai in quasi tutte le scuole elementari di Bolzano esistono delle sezioni bilingui.
Anche noi siamo rimasti stupiti. E presumo che come noi altri genitori presupponevano che la scuola potesse essere in qualche modo bilingue, visto che vi coesistono due circoli italiano e tedesco. Poi abbiamo scoperto che nelle altre elementari italiane della città ci sono sezioni bilingui, perché ci siamo interessati nella prospettiva della scuola media. E volendo iscrivere nostra figlia alle Foscolo abbiamo realizzato non solo che esistono sezioni bilingui anche per la scuola media, ma per potervi accedere oggi occorre superare un esame che si chiama Fit in Deutsch 2, tra l’altro quest’anno diventato più difficile e quasi improponibile per dei bambini di scuola elementare.

Come ve la siete vissuta?
Per noi è già assurdo che in Alto Adige esistano divise una scuola italiana e una tedesca. L’assurdità aggiuntiva è che nella scuola italiana vi siano due percorsi, uno italiano e uno bilingue. 

“Una follia al quadrato. Una divisione nella divisione. Sinonimo della chiusura nella chiusura.”

Secondo voi come dovrebbe essere la scuola in Alto Adige?
Un’unica scuola dove vanno bambini di lingua italiana e bambini di lingua tedesca. Dove si parla italiano e tedesco. Quando siamo arrivati da Roma per noi questa realtà è stata molto impattante. Specie per i nostri figli più grandi che avevano già iniziato la scuola a Roma. Con la figlia più piccola il percorso scolastico invece abbiamo potuto farlo fin dall’inizio. A partire dall’asilo nido di via Milano, dove la bambina dagli otto mesi ai tre anni ha avuto una maestra italiana e una tedesca. Non abbiamo mai capito perché qui il Nido è bilingue e poi invece dalla Materna tutto si separa. Ci è sembrato assurdo dover scegliere. 

Tornando al tema del prossimo passaggio di vostra figlia dalle elementari alle medie come vi siete posti davanti alla prospettiva di poter tornare in una dimensione bilingue?
La stessa scuola ci ha informati della necessità di sostenere l’esame di FIT in Deutsch 2. La scelta della sezione bilingue è volontaria ed individuale e quindi la scuola non si fa carico delle spese relative non solo dei libri ma anche dei corsi integrativi di lingua tedesca. Anche l’esame da sostenere ha un costo, com’è noto. Insomma esiste tutto un percorso privato volto per poter affrontare un esame per accedere ad una sezione di una scuola pubblica. A questo esame non può accedere chiunque, perché è l’insegnante di L2 delle elementari che stabilisce se un bambino è in grado o meno di sostenere l’esame. Il dirigente delle scuole Foscolo ci ha confermato che l’obbligo dell’esame esiste, ma ci ha tranquillizzato dicendoci che se nostra figlia non verrà ammessa nelle ‘bilingui’ potrà comunque iscriversi ad una delle sezioni ‘normali’. 

“Si tratta di un approccio fortemente discriminante. Manco Bolzano fosse l’ombelico del mondo.”

L’obbligo di sostenere l’esame è anche molto discutibile rispetto al principio vigente che una famiglia in Alto Adige debba poter iscrivere i propri figli in età di scuola dell’obbligo ad un qualsiasi istituto, a prescindere dalla lingua. 
Sì, con in aggiunta l’aggravante che quest’anno gli esami sono stati resi più difficili. La selezione rischia di creare dei privilegi tra le famiglie, sulla base delle condizioni economiche, culturali e dell’eventuale presenza già delle due lingue nel contesto familiare. Io non mi sento di far parte di un’élite. Ed un sistema così concepito non mi piace.

“Dove si vuole arrivare? Per superare gli ostacoli la scuola italiana ne pone di nuovi anche al suo interno?”