Politica | Consiglio comunale

Daspo in stallo

La delibera si incaglia su 52 emendamenti. Passano invece le modifiche della maggioranza con 23 sì. Si riprende il 3 settembre. Caramaschi: “Nessun tornaconto elettorale”
Consiglio comunale Bolzano
Foto: Salto.bz

Una seduta fiume, durata tre ore e mezza, quella di ieri sera (29 agosto) in consiglio comunale con un serrato e pungente scambio di battute fra maggioranza e opposizione. Alla prova dell’Aula il tanto discusso daspo urbano voluto dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi. Un provvedimento “seppellito” da 52 emendamenti, ragion per cui il voto slitta a martedì prossimo, 3 settembre.

A impantanare il dibattito nel consesso cittadino non è stata solo la delibera in questione ma soprattutto l’emendamento della maggioranza che alla fine, intorno alle 22, è passato con 23 sì, 10 voti contrari e 3 astenuti. Assenti Claudio Volanti (Noi per Bolzano), Mario Tagnin (Il Centrodestra Uniti per Bolzano), Marco Caruso (gruppo misto), Sandro Trigolo (CasaPound) e Ivan Benussi (Alleanza per Bolzano) più qualche “diserzione” di alcuni consiglieri verso la fine del dibattito.

 

Daspo sì, daspo no

 

Il daspo, ovvero l’allontanamento coatto da determinate aree e luoghi pubblici (piazza e viale Stazione; via Renon, via Garibaldi, via Perathoner, via Alto Adige; piazza Vittoria e piazza Verdi; i parchi Stazione, Cappuccini, Monumento e passaggio Nazim Hikmet) di persone considerate “moleste”, non è una panacea, è il messaggio che lancia subito il primo cittadino. Non è “un elemento determinante per risolvere un problema, ma un possibile aiuto per alleggerire situazioni di degrado. Avrei dovuto proporlo prima? - riflette il sindaco - Forse non ero abbastanza convinto e non lo sono nemmeno ora, ma mi auguro che potrà essere utile, nell’interesse del singolo e della collettività”. Per Caramaschi si tratta di un “atto amministrativo che consente alla polizia municipale, dietro indicazioni del sindaco, di intervenire nei casi in cui vengono riscontrati comportamenti che non hanno rilevanza penale ma che si trovano al limite. Ho parlato con il sindaco di Trento Andreatta e con i sindaci di altri comuni e la percentuale di sanzioni penali, che vengono applicate in occasione di condotte negative reiterate, si aggira intorno al 15%”. 

Avrei dovuto proporre prima il daspo? Forse non ero abbastanza convinto e non lo sono nemmeno ora, ma mi auguro che potrà essere utile, nell’interesse del singolo e della collettività (Renzo Caramaschi)

Il daspo che all’apparenza può “sembrare una misura ‘cattiva’ - prosegue Caramaschi -, è un tentativo di intervenire per garantire l’allungamento della vita e la dignità a quelle persone che vivono nella marginalità. Con l’emendamento presentato si fa chiarezza sul dispositivo, e cioè si sottolinea che questi soggetti hanno bisogno di assistenza di tipo psicologico, medico, sociale ma se rifiutano questo aiuto ripetutamente allora la pubblica amministrazione ha l’obbligo morale ed etico di forzarli a sottoporsi alle cure del caso”. Poi l’appello “non caritatevole ma di responsabilità” di andare oltre le speculazioni politiche nel votare la delibera.

 

 

Se dalla sua il sindaco incassa l’appoggio della Svp, nella maggioranza i Verdi - l’assessora Marialaura Lorenzini, i consiglieri Norbert Lantschner, Tobias Planer e Chiara Rabini - notoriamente contrari al daspo, propendono invece per il no (“ci sono altre soluzioni concrete e niente affatto ideologiche che possono anche essere finanziate dalla Provincia, come il centro diurno”, ricorda Rabini). Una certa distonia di opinioni si registra anche fra i banchi dell’opposizione. Da una parte c’è chi giudica il daspo un “atto solo simbolico, perché questa non è certo la città che ha più bisogno di una misura del genere”, dice Davide Costa, ex 5 stelle passato al gruppo misto; e chi concorda con il sindaco che la misura non sia risolutiva e plaude alle azioni sociali che si intende accompagnare al provvedimento, come la collega Caterina Pifano. Chi dice che il daspo è meglio di niente, “ma l’aspettiamo al varco, sindaco, perché sulla sicurezza c’è bisogno di una visione ad ampio respiro non solo di divieti”, avverte Alberto Sigismondi (gruppo misto) che annuncia voto a favore.

Manca meno di un anno alle elezioni e il sindaco ora ha deciso di aprire il cassetto e tirare fuori la spilla da sceriffo, la tempistica mi pare quantomeno singolare (Gabriele Giovannetti)

Il più accanito nei confronti di Caramaschi è Gabriele Giovannetti (Uniti per Bolzano), autore di molti dei 52 emendamenti: “Manca meno di un anno alle elezioni e il sindaco ora ha deciso di aprire il cassetto e tirare fuori la spilla da sceriffo, la tempistica mi pare quantomeno singolare. Questa misura sembra un manifesto per giustificare piccole azioni nell’ambito della sicurezza, come se poi i problemi ci fossero solo in centro città”, così il consigliere di centrodestra che lamenta l’inesistente coinvolgimento preventivo della minoranza sulla delibera. “Delle elezioni non mi interessa nulla - si inalbera il primo cittadino -, mi preme piuttosto verificare se il daspo produrrà effetti positivi sul territorio”.

 

L’emendamento “incriminato”

 

Altro nodo da sciogliere è l’emendamento della maggioranza che “attenua” il daspo, per venire incontro ai Verdi. Il documento sottolinea l’opportunità di “verificare attraverso ASSB (l’Azienda servizi sociali di Bolzano, ndr) le progettualità orientate al recupero e reinserimento di persone in particolari situazioni di disagio psico-sociale, come misure preventive e complementari alla eventuale adozione del daspo urbano”; il quale verrà applicato “dopo che l’implementazione delle misure che ASSB già mette in atto non daranno i risultati sperati”.

Il sindaco ha ceduto ai capricci dei Verdi (Filippo Maturi)

Contro l’emendamento si scagliano duramente Marco Galateo (Fratelli d’Italia) che lo definisce una “truffa”, Giovannetti: “Una presa in giro”, Sigismondi: “Annacqua il daspo” e Filippo Maturi della Lega: “Il sindaco ha ceduto ai capricci dei Verdi”. Un sì convinto invece da Mauro Randi di Noi per Bolzano e Franca Berti del Pd, inizialmente scettici sul divieto.

L'emendamento spiega solo che prima di intervenire con la questura o la polizia municipale ci deve essere un contatto costante con i servizi sociali, perché è difficile immaginare un percorso coercitivo se non si è prima coinvolta tutta la struttura di assistenza (Juri Andriollo)

Riassume tutto l'assessore Andriollo del Pd: “Accogliere l'emendamento non significa aver piegato la schiena davanti a qualcuno, il documento è la fotografia di attività già esistenti, una declinazione, non un corpo estraneo rispetto alla delibera che è un testo importante perché va a condizionare la libertà della persona. L'emendamento che abbiamo proposto spiega solo che prima di intervenire con la questura o la polizia municipale ci deve essere un contatto costante con i servizi sociali, perché è difficile immaginare un percorso coercitivo se non si è prima coinvolta tutta la struttura di assistenza”.
Dopo una pausa di confronto fra il sindaco e le opposizioni l’emendamento passa l’esame del consiglio comunale. Durante il voto Lorenzini e Rabini escono dall’aula mentre si schierano a favore gli altri due Verdi, Planer e Lantschner. Seduta chiusa e daspo rimandato.