Umwelt | Trasporto pubblico

Nuovi bus diesel? Non è una sorpresa

Una valanga di nuovi autobus a gasolio in arrivo ma tutto era previsto e prevedibile. Sostenibilità e zero emissioni nel tpl interurbano rinviate al… 2036.
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Un nuovo bus destinato al tpl interurbano in Alto Adige in transito in provincia di Trieste.jpg
Foto: Maurizio Maury Fonty Fontanot

Qualche giorno fa è stato dedicato un servizio della TGR locale sul fatto che si è “scoperto” che nel trasporto pubblico interurbano, con l’assegnazione ai nuovi gestori, arriveranno sì 370 bus (in un altro servizio su Radio Rai Südtirol si parlava di 300…) ma diesel. Alcuni sono stati fotografati in provincia di Trieste ad inizio gennaio '23 (sopra) e ad inizio dicembre '22 (sotto) dopo essere sbarcati da navi provenienti dalla Turchia dove si trovano svariati stabilimenti di importanti produttori di bus europei.

Sorpresa per la verità un po’ ingenua poiché nella gara del tpl interurbano le trazioni alternative erano previste solo per il bacino “ecosostenibile” di Bolzano, assegnato “in-house” alla Sasa, ma nulla si diceva per i dieci lotti che sono andati a gara, assegnati provvisoriamente a settembre 2021 e definitivamente aggiudicati due mesi dopo.

Era un dato di fatto che il precedente concessionario non avesse logicamente investito in una nuova flotta prima della gara di assegnazione, visto che i bus adesso bisogna comprarli direttamente quindi anticipandone il costo e si riceve un contributo d’ammortamento nei rimborsi chilometrici, si vedeva che il “parco macchine” non fosse fra i più freschi. Adesso si è ancora in una sorta di regime transitorio che ha visto passare, in parte a titolo oneroso nonostante i bus fossero stati acquistati con contributi pubblici (il tutto dovuto probabilmente al “buco” normativo vigente al momento degli acquisti dei mezzi meno recenti) alcuni dei vecchi bus (tutti diesel) ai nuovi gestori ma con l’obbligo previsto dal capitolato di gara di avere la sostituzione dei bus con nuovi Euro VI, ovviamente meno inquinanti di quelli che sostituiranno. Il tutto nel giro di un periodo tutto sommato piuttosto breve considerando la pandemia, la crisi delle filiere produttive nonché costi aumentati. 300 o 370 bus nuovi (la domanda si pone: ma quanti sono esattamente?) non si producono, infatti, in poche settimane e con fabbriche di bus da anni al limite delle capacità produttive.

I 23 bus usati diesel di Sasa passati sotto silenzio

Per la “cronaca”, per il “bacino ecosostenibile” interurbano assegnato a Sasa, questa ha comprato 23 bus diesel usati alcuni addirittura Euro 5 - evviva l’ecosostenibilità! - ma i media locali non ne hanno mai riferito e rimane davvero curioso questo “buco”. Alcuni usati sono arrivati dalla Francia e ci sono stati simpatici sfottò social sull’utilizzo della lingua transalpina sulle nostre linee locali. Vedremo se anche questi mezzi rientrano fra quelli che saranno sostituiti a breve. D’altronde non una novità. Sasa sei anni fa acquistò bus usati dalla vicina Svizzera quando la flotta sasina allora stava quasi cadendo a pezzi. Anche allora la rilevanza mediatica fu pari a zero. Rimane un mistero, di natura politica, perché per tanti anni non avvenne il rinnovo della flotta di Sasa, ma pare un argomento che non si voglia affrontare, neanche oggi ad anni di distanza, forse perché tuttora molto imbarazzante per la politica comunale e la sua passività sul tema?

Il nodo dei costi e la “sostenibilità” rinviata, di fatto, di 12 anni

Sulle considerazioni che “non c’erano bus del tipo richiesto” elettrici (batteria o idrogeno che siano) nel momento della gara, oltre alla circostanza che, pare, sia stato fatto uno studio nel 2021 che tali bus “non vanno” sulle strade di montagna (dichiarazione dell’assessore provinciale alla mobilità a marzo 2022), in realtà gli e-bus funzionano anche in montagna, come ho constatato di persona dieci mesi fa su di un e-bus retrofittato a batteria. Vero è che non si tratta solo di bus con altra trazione ma è un “sistema” da adottare, ma mi sembra che si si siano fatte molte (troppe?) affermazioni di “zero emissioni” e di “decarbonizzazione” ma poi “si compra diesel”. D’altronde ne avevo scritto ancora a marzo 2022. Quindi per almeno dodici anni (la durata massima di utilizzo dei bus per il tpl in provincia di Bolzano) si continuerà, seppur a basse emissioni, sempre diesel e la decarbonizzazione nel tpl interurbano rimarrà a lungo solo un mero auspicio.

Sasa: il rinnovo della flotta Sasa 2024-2026 si avvicina e il PEF…  

Staremo pure a vedere cosa succederà quando si dovranno sostituire i 41 bus diesel arrivati in Sasa a fine 2012, che contestai duramente con un silenzio, forse imbarazzato, da parte degli allora proprietari di Sasa, oggi soci di minoranza afoni. Il rischio che il diesel torni attuale anche in Sasa, infatti, lo si trova nel Piano Economico Finanziario di Sasa che dovrebbe essere tuttora valido. In estrema sintesi: o arrivano finanziamenti extra oppure sarà anche nel triennio ’24-’26 solo diesel (rigorosamente “ibrido leggero”), contrariamente a quanto dichiarato più volte e con vigore dai vertici di Sasa, anche negli ultimi tempi. Anche di questo avevo già riferito nel 2019.

Bus a “zero emissioni”: (quasi) sempre solo se ci sono finanziamenti aggiuntivi non provinciali?

Il tema rimane sul tappeto: se non ci saranno fondi statali o europei extra per i nuovi bus a zero emissioni, questi fondi li metterà in toto la Provincia? Ad oggi, salvo gli otto bus elettrici corti, recentemente entrati in servizio ma finora mai presentati ufficialmente, tutti gli altri bus a “zero emissioni” hanno avuto finanziamenti aggiuntivi, statali o europei che fossero. Ovvio poiché con prezzi che sono circa doppi (a batteria) o tripli (idrogeno) con la necessità di dover oltretutto avere una struttura di ricarica/rifornimento specifica, la mobilità “zero emissioni” è e rimane piuttosto costosa, quella diesel (ibrida leggera o no) invece è tuttora relativamente a basso costo e con strutture di rifornimento esistenti.  

(intervento aggiornato il 3.2.2023, ore 11.00)

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Michele De Luca Do., 23.02.2023 - 12:22

Antwort auf von Josef Fulterer

Die Busse werden nicht mehr vom Land gekauft, sondern von einzelnen Konzessionären, die eine Kapitalrückerstattung sowie eine Kilometervergütung für die gewöhnlichen Ausgaben erhalten. Die Konzessionäre der ÖPNV-Linien sind also für die Finanzierung der Busse verantwortlich, während die Wahl des Antriebes mit der Ausschreibung zusammenhängt, bei der, wie ich schrieb, nichts vorgesehen war, außer dass es sich um Euro-6-Busse handeln sollte und natürlich haben alle die billigsten Busse, d. h. Diesel, gewählt.
Könnte mehr getan werden? Vielleicht ja, aber angesichts des völligen Fehlens einer dezentralen Infrastruktur für alternative Kraftstoffe wurde die Wahl fast erzwungen, möchte ich leider hinzufügen. Offensichtlich zahlt man für einen Mangel an strategischem Weitblick, der sich aus dem ergibt, was seit dem Jahre 2000 (nicht) getan wurde.

Do., 23.02.2023 - 12:22 Permalink