Umwelt | Misure

Non è un Paese per lupi

Il Viminale ai prefetti: “In casi eccezionali valutate l’abbattimento del predatore”. L’Enpa replica: “Emergenza creata ad arte per guadagnare voti”.
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Foto: upi

Il messaggio rassicurante arrivato proprio pochi giorni fa dall’Eurac Research acquista d’improvviso un tratto amaro. Se infatti l’opinione della maggior parte degli altoatesini intervistati dai ricercatori aveva affermato di non temere il lupo e di contemplare di fatto anche la possibilità di una pacifica convivenza con il predatore, le notizie che arrivano da Roma non sono in questo senso confortanti. Il Viminale ha infatti diramato una circolare ai prefetti delle province di Trento e Bolzano - rispettivamente Sandro Lombardi e Vito Cusumano - e al presidente della Regione Valle d’Aosta Antonio Fosson, in cui si attesta che, data l’emergenza lupi, possono essere intraprese misure drastiche. Determinate richieste “dovranno avere un carattere di eccezionalità e potranno essere considerate a condizione che sia stata verificata l’assenza di altre soluzioni praticabili”, si legge nel documento firmato da Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro dell’Interno e vicepremier leghista Matteo Salvini.

L’allarme 

“Di recente, in alcune aree del territorio nazionale”, prosegue la nota, si è registrato “un aumento della presenza di lupi che, avvicinandosi in branco agli abitati, provocano allarme nella popolazione ovvero causano importanti danni economici agli allevatori, attaccando ovini, caprini e talvolta bovini nelle zone di pascolo e di ricovero”. Ecco spiegata “l’esigenza di adottare interventi di carattere preventivo ai fini della tutela della pubblica incolumità e della salvaguardia delle attività tradizionalmente legate alla montagna, all’agricoltura e alla zootecnia nel pieno rispetto delle regole fissate, anche a livello europeo ed internazionale, che riconoscono il valore sul piano ambientale e della biodiversità della presenza di questi grandi carnivori”.

Il ministro dell’Interno dovrebbe spiegare quali criteri scientifici devono essere utilizzati per definire un lupo come ‘problematico’ o ‘pericoloso’ visto che, tra l’altro, l’Italia non registra aggressioni da parte di lupi da almeno duecento anni (Carla Rocchi, Enpa)

La priorità è quindi quella di mettere in campo azioni di prevenzione attraverso un potenziamento delle attività di monitoraggio. Detto questo si invitano i prefetti anche a “convocare apposite sedute del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica alle quali partecipino anche i competenti servizi della locale Azienda sanitaria, rappresentanti dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) e, in base alla disponibilità manifestata dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)”, così recita la circolare.

Il tutto dopo che, appena lo scorso 2 aprile, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (Movimento 5 stelle) aveva reso noto il nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia che non prevede le uccisioni, cioè gli “abbattimenti controllati” che stando al precedente piano del 2017 potevano essere eseguiti.

Dalla parte dei lupi

Dura la presa di posizione dell’Enpa, Ente nazionale protezione animali, che definisce quella del Viminale “una manovra per reintrodurre le uccisioni di un animale protetto e salvato dall’estinzione e dopo il lavoro tanto autorevole e di solide basi scientifiche portato a termine dal ministro dell’Ambiente con il nuovo Piano lupo”. 

“Il ministro dell’Interno - insiste la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi - dovrebbe spiegare quali criteri scientifici devono essere utilizzati per definire un lupo come ‘problematico’ o ‘pericoloso’ visto che, tra l’altro, l’Italia non registra aggressioni da parte di lupi da almeno duecento anni. Insomma i lupi non rappresentano emergenza di ordine pubblico - nel 2018, dice Eurac Research, in Trentino ci sono state 65 predazioni con 76.500 euro di indennizzo - sono invece un preziosissimo equilibratore biologico perché con la loro attività predatoria mantengono in equilibrio le popolazioni degli altri selvatici. Dunque - conclude Rocchi - non c’è nessuna emergenza se non quella creata ad arte per guadagnare qualche voto in più alle prossime elezioni”.