Politik | Austria

Perché i Verdi austriaci hanno perso?

Per una combinazione di fattori: le difficoltà interne, la scissione di Peter Pilz, il voto utile alla SPÖ – e un femminismo sgradito agli elettori conservatori.
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Foto: web

Dal 12,4% del 2013 al 3,8% del 2017: come mai il partito verde tra i più forti d'Europa ha avuto una simile debacle? Da quando domenica sera è diventato chiaro che nel prossimo Parlamento austriaco non siederà alcun rappresentante dei Verdi – la soglia di sbarramento in Austria è al 4% – il partito si è chiuso nel massimo riserbo. Alcuni dirigenti contattati da Salto.bz hanno preferito non parlare. Bocche cucite e silenzio stampa: lo shock è troppo grande. Die Grünen erano presenti nel Nationalrat dal 1986, anno di nascita di Sebastian Kurz, vincitore indiscusso di queste elezioni. “Verde è la speranza” recitava uno degli slogan della campagna elettorale, ma anche se la speranza è l'ultima a morire, non basterà il voto per posta (tradizionalmente favorevole ai Verdi) a superare la soglia. Non va meglio in Tirolo, dove i Verdi sono al governo del Land: precipitati dal 15,2% al 4,3%.

Disastro per la galassia verde

Il crollo dei Verdi ha pesanti conseguenze sulle casse del partito. Senza poter ottenere il finanziamento pubblico statale – nel 2016 ammontava a ben 8,9 milioni di euro sarà un disastro finanziario: 5 milioni di debiti, 4 milioni per la campagna elettorale e 1,3 milioni accumulati durante le presidenziali che un anno fa hanno incoronato Alexander Van der Bellen presidente della Repubblica. Amara consolazione, i quasi 500mila euro che otterranno dai 2,5 euro a voto, ma non bastano. Una novantina di dipendenti temono di perdere il lavoro. Dei quasi 9 milioni di euro, 3,4 andavano al gruppo parlamentare e 1,6 alla Bildungswerkstatt, fondazione verde di formazione politica. E poi ci sono ancora la GRAS, lista universitaria verde-alternativa, e l'AUGE, il sindacato dei Verdi. Bisognerà attingere dai bilanci del partito a livello regionale e comunale (ca. 20 milioni di euro).

Le ragioni di una sconfitta

“È un giorno triste per noi”: Tanja Windbüchler, parlamentare dei Verdi dal 2008, non si è ricandidata a queste elezioni del Nationalrat, ma lo sconforto è ugualmente grande: “È stato un gioco snervante attorno alla domanda su chi diventava cancelliere – spiega a Salto.bzNoi Verdi abbiamo portato avanti una campagna pulita, europeista e per la protezione del clima, ma evidentemente non abbiamo posto gli accenti giusti affinché elettrici ed elettori ci garantissero la loro fiducia. Ovviamente a ciò vanno aggiunte le difficoltà interne, le dimissioni di Glawischnig e la rottura con Pilz”. Dopo nove anni da portavoce del partito, Eva Glawischnig ha lasciato nel maggio di quest'anno per ragioni di salute e familiari. Sulla sua decisione però ha sicuramente inciso lo scontro durissimo avvenuto in primavera con i Junge Grüne, molto critici nei suoi confronti: l'organizzazione giovanile del partito è stata espulsa e la leader Flora Petrik si è poi candidata alle elezioni come capolista dei “comunisti” di KPÖplus. Altra uscita, ma di peso maggiore, quella del combattivo parlamentare verde Peter Pilz. Cofondatore del partito negli anni ottanta, Pilz ha lasciato i Verdi per non aver ottenuto il quarto posto in lista, andato al giovane Julian Schmid. A Vienna però si dice che avesse meditato di candidarsi con una propria lista già da un anno. La “Liste Peter Pilz” potrebbe ora entrare in Parlamento, con oltre il 4% dei voti.

La “spina nel fianco” femminista

“Pilz dava la possibilità di non dover votare per le femministe”: la giornalista Brigitte Theißl, redattrice del magazin an.schlägen e della Standard, spiega a Salto.bz che “sul risultato pesano una sommatoria di errori commessi dai Verdi sotto la direzione della ex-portavoce Eva Glawischnig, cui si aggiunge la scissione avvenuta con la nascita della “lista Pilz”. Peter Pilz è per molti elettori un parlamentare popolare, “smascheratore” di scandali. Pilz ha sicuramente messo in conto di distruggere il partito che aveva contribuito a fondare, sottraendo molti voti ai Verdi. Altri hanno però scelto la SPÖ anziché i Verdi, per impedire la coalizione di destra ÖVP-FPÖ. I Verdi hanno perso voti pure verso la ÖVP. Ora in Austria si alzeranno infide voci sessiste: i Verdi sono l'unico partito con una leader donna e una presenza femminile del 50%. La loro posizione chiaramente femminista era una spina nel fianco per molti elettori – anche nell'area di centro-sinistra. Infine va aggiunto che gli elettori e le elettrici verdi perdonano meno gli errori, rispetto agli elettori di destra. E il “disastro verde” ora viene gonfiato artificialmente”.

Il modello verde “schwarz-grün” (nero-verde come in Tirolo) più che “rot-grün” (rosso-verde, come l'alleanza “di sinistra” a Vienna) sembra avere maggiore successo in un elettorato verde sempre più anziano e di centro. In Germania è rappresentato dal “borghese” Winfried Kretschmann e da Cem Özdmir, il quale con Kathrin Göring-Eckart punta a una coalizione con Angela Merkel e la FDP. In Austria Van der Bellen ha incarnato questo modello conservatore, mentre Peter Pilz si è presentato agli elettori come un'alternativa alle donne “di sinistra” quali Lunacek o la giovane (e ormai ex) parlamentare Sigi Maurer.

Una barriera debole

“In tutta Europa, l'area che definirei 'umanitaria-progressista' si mette sulla difensiva” sostiene il consigliere provinciale dei Verdi sudtirolesi Riccardo Dello Sbarba rispondendo a Salto.bz: “Un elettorato così preoccupato che cerca di volta in volta una barriera solida per 'frenare la frana' a destra, l'inesorabile avanzata delle destre. Per una costellazione di fattori, Alexander Van der Bellen ha rappresentato quella barriera. A questo giro, i Verdi si sono discreditati per loro stessa colpa come forza politica che tenesse testa all'imitatore di Strache, Sebastian Kurz. Si sono divisi nelle loro file, con astrusi meccanismi interni, e sono entrati in campagna elettorale dando l'impressione di non essere pronti a giocare la partita, ma occupandosi solo di se stessi. I Verdi avevano sulla carta una funzione di barriera aggiuntiva rispetto alla SPÖ, ma non si sono dimostrati un valore aggiunto, non hanno mantenuto la posizione in prima linea. E quando parlavano di Klimawandel, sembrava parlassero del tempo meteorologico”. La capolista Ulrike Lunacek è stata spiazzata “da una battaglia tra galli: era fuori da questo stile aggressivo”.

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Mensch Ärgerdi… Di., 17.10.2017 - 12:27

Magari è l'occasione per ripensare la propria linea politica. Definire praticamente tutti più a destra dell'estrema sinistra dei populisti o perdersi in stupidaggini come la lotta per rendere "gendergerecht" l'inno nazionale, forse non è stato politicamente fruttuoso. Ma l'iceberg che ha portato al crollo di consensi è senza dubbio la posizione sull'immigrazione. Il "Gutmenschentum" non identifica solo in modo sarcastico un'attitudine filantropa ed altruista di certe correnti politiche, ma sottolinea sopratutto l'assoluta mancanza di idee sul come sostenere economicamente una politica delle porte aperte a tutti. L'unica risposta che è si sentita a questa critica, è stata una continua accusa di populismo, uno spauracchio che non fa più paura a nessuno.

Di., 17.10.2017 - 12:27 Permalink
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Gabriele Di Luca Di., 17.10.2017 - 18:52

Antwort auf von Mensch Ärgerdi…

L'accusa di populismo non è solo uno "spauracchio che non fa più paura a nessuno". O meglio, indipendentemente dal fatto che sia uno "spauracchio che non fa più paura a nessuno", la definizione "populismo" si attaglia a quanti credono sia possibile risolvere in modo semplice problemi complessi. "Chiudiamo le frontiere" è una frase esattamente priva di senso come il corrispettivo "apriamo le frontiere". Una frase insensata che ottiene il plauso di chi non ha la minima idea di ciò che comporterebbe una (in realtà impossibile) simile scelta. Tanto per non dimenticare: la legge Bossi-Fini sul reato di "immigrazione clandestina" fu emanata per contrastare i buonisti di allora, ma si è rivelato un provvedimento inutile e dannoso. Kurz e Strache, da questo punto di vista, non sembrano più intelligenti di Bossi e di Fini.

Di., 17.10.2017 - 18:52 Permalink
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Mensch Ärgerdi… Di., 17.10.2017 - 19:17

Antwort auf von Gabriele Di Luca

Ne consegue che i verdi sono sullo stesso livello di Kurz, Strache, Bossi e Fini. Sono populisti alla stessa maniera, con la differenza di avere la puzza sotto il naso dandosi come intellettualmente più nobili. Ciò li ha resi antipatici persino a chi li votava da anni, portando così alla meritata catastrofe elettorale.

Di., 17.10.2017 - 19:17 Permalink
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Sell Woll Di., 17.10.2017 - 18:56

L'autore ha perfettamente ragione. Sentir la portavoce Felipe parlare di "Wählerinnenstromanalyse" fa pensare immediatamente ad uno dei motivi di questa batosta. L'altro essendo senz'altro l'atteggiamento incredibilmente naïf sul tema dell'immigrazione, inteso non nel reclamare massima dignità e sufficiente sostegno a ogni uomo presente sul proprio territorio senza distinzione alcuna ma per i segnali inviati all'elettorato-popolazione insediata circa l'accoglienza anche di un numero tendenzialmente illimitato di migranti, ipotesi che probabilmente non si verificherà mai ma intanto è bastato a mettere in fuga decine di migliaia di elettori ai quali ambiente e giustizia sociale, democrazia e legalità stanno a cuore. Pilz aveva cercato di far cambiar rotta al partito proprio su due dei temi più sentiti dagli austriaci - migrazione e islam politico - ma il nucleo femminista ha risposto con un secco niet estromettendolo di fatto nel preferirgli un ragazzino dalla faccia pulita con l'esperienza politica di chi fa del postare e cinguettare la sua professione. Se quest'analisi farà guadagnare il titolo di populista al suo autore allora siamo al terzo motivo di questa sconfitta epocale: il nucleo femminista non tollera deviazioni e chi favoreggia l'indipendenza di una regione, nutre dubbi sulla sostenibilità sociale di una politica delle porte aperte o circa la centralità della politica gender per battere il neoliberalismo e il cambiamento climatico è da considerare populista per legge di natura.

Di., 17.10.2017 - 18:56 Permalink
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gorgias Di., 17.10.2017 - 23:24

Jetzt wo die Tiroler Grüne Ingrid Felipe aus der Spitze der Bundespartei zurückgetreten ist, kann Sie sich wieder solchen Clownereien wie das Beanstanden von Plakaten die Ihren Frauenbild nicht entsprechen nachgehen. Nun kann sie sich wieder einer Ihrer Hauptaufgabe nachgehen in Ihrer Rolle die etwas Don Quixote und einem zelotischen Bilderstürmer hat:
https://www.salto.bz/de/article/22042016/verflixte-verhaltensmuster

Di., 17.10.2017 - 23:24 Permalink
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Sell Woll Mi., 18.10.2017 - 10:43

gorgias, ist dir schon mal aufgefallen dass die vergenderung der deutschen sprache bei negativ besetzten begriffen wie durch ein wunder nicht greift? oder hast du schon mal von steuerhinterzieherInnen, betrügerInnen im netz oder verkehrssünderInnen gelesen oder gehört?

Mi., 18.10.2017 - 10:43 Permalink