Politik | Collina dei saggi

“Un dibattito triste e svilente”

Se intitoliamo un albero a Lidia Menapace perché non se ne dedica uno all’avvocata missina Adriana Pasquali? Se lo chiede il centrodestra. Giovannetti: “Non è ideologia”.
Collina dei saggi
Foto: Comune di Bolzano

“Un albero piantato agli uomini e alle donne che nel corso della loro vita hanno fatto brillare la cultura e la conoscenza disseminando nel mondo la pace, la solidarietà, la giustizia, il diritto e la speranza”. Queste le premesse che stanno alla base della collina dei saggi, un fazzoletto di verde situato nel quartiere Firmian di Bolzano, nato e pensato come luogo di pace, ma che continua invece a prestarsi a terreno di scontro. Dopo le polemiche relative all’uscita sui “pezzi da novanta” da parte del sindaco Caramaschi, è stata avanzata la proposta di piantare due nuovi alberi dedicati alla memoria di Lidia Menapace e della partigiana Nella Mascagni, proposta che verrà discussa e valutata il prossimo 24 giugno in Commissione cultura.
La collina della discordia però continua ad alimentare dibattiti e polemiche e questa volta a non sentirsi rappresentata adeguatamente è l'ala di centrodestra. “Sono assolutamente a favore, ma ritengo che il ricordo non appartenga solo a una parte politica o alla stretta maggioranza del Consiglio comunale – afferma in una nota Gabriele Giovannetti, capogruppo della lista civica Oltre  – . Il ricordo si costruisce insieme celebrando figure che siano egualmente meritevoli di plauso. Una bolzanina che merita assolutamente di essere ricordata anche dalle generazioni future è la senatrice Adriana Pasquali”.

 

Classe 1928 e deceduta il 21 aprile dello scorso anno, Pasquali è stata la prima di tante cose: prima donna che in provincia di Bolzano ha cominciato a esercitare – presso lo studio di famiglia – la professione di avvocata, prima ad entrare in corte di Cassazione e prima a presentare richiesta di divorzio non appena entrato in vigore. Convinta esponente del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante e legatissima ai fratelli Mitolo, nel 1996 venne eletta senatrice tra le fila di Alleanza Nazionale e della coalizione di centrodestra per la circoscrizione elettorale di Bolzano-Laives, rimanendo in carica fino al 2001.
“Voterò a favore dell’albero in nome di Lidia Menepace e Nella Mascagni ma quello che dico io è che c’è un’altra parte politica di Bolzano da rappresentare – spiega Giovannetti a salto.bz –. Sia chiaro, non è la mia parte politica perchè io sono di centrodestra, anzi più un liberale di centro. Ad ogni modo – continua il consigliere – sono deluso che la Commissione Pari Opportunità non abbia proposto lei per prima anche Adriana Pasquali, una persona che ho conosciuto e che ho trovato straordinaria, che era dell’MSI ma non ha avuto nessun ruolo ufficiale con il regime fascista e nonostante potessimo essere divergenti su alcuni aspetti non l’ho mai vista come una persona dalle ideologie estremiste: tutte le donne dovrebbero essere fiere di omaggiarla assieme alle altre due personalità proposte dalla maggioranza e per questo presenteremo il 24 giugno ufficialmente la nostra proposta di commemorazione”.

 

Ma Giovannetti non vuole sentire parlare nè di strumentalizzazioni politiche nè di scontri ideologici perché, dice, il nocciolo della questione è un altro: “Non è un aut - aut. Io sono grato alle partigiane e la Liberazione la festeggio, o meglio – puntualizza – la festeggio nei limiti degli interessi che questa ricorrenza mi suscita, però resta comunque una festa nazionale. Voglio ricordare però che la Menepace non era solo una partigiana ma ha militato anche in un partito di sinistra e di conseguenza la sua ideologia era vicina a una determinata parte politica. Mi sta bene che abbiamo chiesto per lei una deroga così che possa avere un albero dedicato ma perché non possiamo fare lo stesso per Adriana Pasquali? – si interroga ancora Giovannetti – Non riconoscerle la stessa importanza significa affermare che ci sono donne che si sono spese bene e altre male solo sulla base della propria appartenenza politica. Ma questa – conclude – non è una battaglia tra lei e le altre, non è una contrapposizione ideologica, è solo il nostro tentativo di costruire una memoria non divisiva in grado di unire la città e che rappresenti il genere femminile in maniera più ampia”.

In quella collina vengono ricordate personalità straordinarie e pertanto non può diventare il luogo in cui ogni famiglia politica deve per forza trovare il suo personaggio di riferimento, il senso di quel posto è un altro.


“Se si entra in questa logica allora non se ne esce più – è invece il commento dello storico Andrea Di Michele –. Ci troviamo sempre di fronte al rischio, lo stesso delle giornate commemorative, che ci sia qualcuno pronto a piantare la propria bandierina perchè si pensa che se c’è il riconoscimento di una parte debba per forza di cose esserci anche quello dell’altra. Lo vediamo anche nel dibattito europeo: siamo partiti dalla Shoah per poi allargare sempre più a nuove comunità, minoranze, rappresentanze di gruppi sociali…. Bisogna rappresentare tutti e tutti, di conseguenza, possono rivendicare il diritto a venire rappresentati in queste giornate, E questo lo abbiamo visto negli ultimi decenni. Ma dove si ferma il dibattito? Dove si arriva con questa retorica del dover per forza commemorare tutti? – si chiede lo storico – . Se il dibattito scende a questi livelli diventa triste e svilente e iniziative come quella della Collina dei Saggi, rischiano così di perdere il proprio senso ad esistere, dilaniate dai battibecchi politici”. 

 

Non esprime valutazioni, Di Michele, sulla figura di Adriana Pasquali –  che comunque ricorda come una personalità significativa –   né ha intenzione di stilare graduatoria alcuna su chi è meritevole o meno di ricevere riconoscimenti di questo tipo ma un monito, quello sì, ci tiene a farlo: “Parto dalla battuta infelice di Caramaschi, che l’ha fatta però partendo da una cosa vera: in quella collina vengono ricordate personalità straordinarie e pertanto non può diventare il luogo in cui ogni famiglia politica deve per forza trovare il suo personaggio di riferimento, il senso di quel posto è un altro. Al di là di questo – continua – la logica che purtroppo permane è quella della proporzionale: visto che la Menepace è di sinistra, allora vogliamo la nostra icona di destra. Cadiamo in un dibattito triste e svilente, a maggior ragione perché appiccicare a Lidia l’etichetta della donna di sinistra è riduttivo, considerando che l’inizio della sua carriera politica coincide con la sua elezione tra le fila della Democrazia Cristiana”. E conclude, lo storico, invitando a seguire una legge importante e sottovalutata, quella su cui si fonda l’odonomastica e la toponomastica: l'aspettare. “È una regola discussa, ma comunque una regola: un monumento, una strada li dedichiamo dopo anni – solitamente almeno dieci – trascorsi dalla morte di una persona, e comunque sempre quando comincia a far parte del passato e non più del dibattito pubblico e politico. Diamo il tempo a quelle persone di entrare a fare parte della storia”.

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Martin Aufderklamm Mi., 23.06.2021 - 09:32

Conviene stilare una lista per denominazioni di strade mancanti...tanto fra un po' oltre la collina dei saggi ci sarà la nuova espansione di Bolzano........

Mi., 23.06.2021 - 09:32 Permalink