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“Ci offre un’utopia ragionevole”

Philosophieren mit Elisa Piras und Josef Prackwieser: Sie setzen die Klimakrise mit politischer und individueller Autonomie in Zusammenhang und machen Lust auf mehr.
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Foto: Seehauser Foto
Vergangenes Jahr wurde nicht nur das 50jährige Jubiläum des Südtiroler Autonomiestatutes gefeiert, sondern auch eine neue Veranstaltungsreihe zu diesem Thema ins Leben gerufen: Die Philosophischen Gespräche über Autonomie von Eurac Research. Die zweite Ausgabe widmet sich heuer dem Thema Nachhaltigkeit.
Der Historiker und Philosoph Josef Prackwieser vom Center for Autonomy Experience und die politische Philosophin Elisa Piras vom Center for Advanced Studies der Eurac Research gehen im Interview auf das diesjährige Thema ein und geben einen Vorgeschmack auf die vielversprechende Veranstaltungsreihe, die in Zusammenarbeit mit zahlreichen Partnern an verschiedenen Standorten in ganz Südtirol stattfinden wird.
 
salto.bz: Herr Prackwieser, Frau Piras, die Philosophischen Gespräche der Autonomie widmen sich heuer dem Thema Nachhaltigkeit. Wie hängen Autonomie und Nachhaltigkeit zusammen?
 
Elisa Piras: Proponiamo di guardare all’autonomia non solo come autonomia politica e principio di organizzazione della società, ma anche come una questione pratica che ci tocca da vicino: le nostre scelte di tutti giorni non possono prescindere dal fatto che viviamo in un momento di crisi ecologica e climatica senza precedenti, o che non si ripresenta almeno dalle glaciazioni. Se pensiamo all’autonomia individuale, quindi, è interessante capire come ciascuna e ciascuno di noi può impegnarsi, se ritiene che la sostenibilità sia una delle priorità del nostro tempo. L’autonomia, soprattutto in Alto Adige, è un tema prioritario, che però va declinato a seconda delle crisi e delle sfide del momento. La sostenibilità è sicuramente adesso una delle sfide più importanti, soprattutto per territori fragili e allo stesso tempo ricchi di risorse naturali e paesaggistiche come l’Alto Adige.
Im Rahmen der Reihe wollen wir u.a. darüber diskutieren, welche Legitimität radikale Proteste z.B. der „Letzten Generation“ haben und welche Antworten Politik und Gesellschaft dazu finden könnten.
Josef Prackwieser: Die Idee der Philosophischen Gespräche der Autonomie war es, den Begriff „Autonomie“ einmal anders zu sehen. In Südtirol wird der Begriff stark politisch-juristisch gelesen. Bei uns kommt dem Begriff mehr die Bedeutung der Sonderverwaltung zu, also der Territorial-Autonomie, die dem Minderheitenschutz dient. Autonomie, verstanden als persönliche Freiheit, eigene Entscheidungen treffen und sein Leben selbst gestalten zu können, wird hierzulande nicht so stark wahrgenommen wie außerhalb. In dieser Veranstaltungsreihe wollen wir aber auf beide Definitionen von Autonomie eingehen – und sie mit dem Thema der Nachhaltigkeit in Verbindung bringen. Nachhaltigkeit ist das Gebot der Stunde und es wird medial und öffentlich viel darüber gesprochen, dass wir uns auch als Gesellschaft und als Individuen in unserer persönlichen Autonomie stark einschränken müssen, um etwa die Erderwärmung zu stoppen oder den Erhalt der Biodiversität zu gewährleisten. Genau diesen Gegensatz von Autonomie (also Freiheit) und Einschränkung (um der Nachhaltigkeit willen) wollen wir uns aus philosophischer Perspektive anschauen.
 
 
Laut Programmbeschreibung zur Veranstaltungsreihe soll es auch darum gehen, ob wir die Unterscheidung von Kultur und Natur neu überdenken müssen. Wie würden Sie diese Frage selbst beantworten?
 
Elisa Piras: Pensare alla natura e alla cultura come due universi separati non ha più senso in un momento in cui è a rischio la sopravvivenza della specie homo sapiens e alcune specie animali e vegetali sono in pericolo di estinzione a causa dalle azioni umane, che hanno già provocato l’estinzione di altre specie. Nella discussione contemporanea, sempre meno filosofe e filosofi vedono queste due sfere come completamente separate. È però difficile capire cosa significa essere parte della natura, soprattutto quando si vuole definire quali sono i vincoli – obblighi morali, urgenze e necessità – che derivano da questa identità. In questo caso, ciò che va ripensato è cosa vuol dire essere animali dotati di ragione dentro un ecosistema complesso, prendendo coscienza dell’interdipendenza rispetto alle altre parti del sistema. Quindi, dovremmo ripensare il rapporto con le altre specie e con le risorse primarie, ma anche prendere coscienza dell’impatto che abbiamo sul pianeta.
La lotta per l’egemonia culturale, come la chiamerebbe Antonio Gramsci, è aperta.
Un buon esempio per illustrare questo punto è l’Earth Overshoot Day, la giornata dell’anno in cui esauriamo come sistema-mondo le risorse disponibili in una situazione di equilibrio naturale. Nel 2022 l’Earth Overshoot Day non è stato il 31 dicembre, ma il 28 luglio: questo vuol dire che ogni anno creiamo un debito di risorse dalle generazioni future che, come sappiamo bene, non salderemo mai. Per invertire le tendenze eco- e autodistruttive, non dobbiamo solo ripensare il rapporto tra cultura e natura, ma anche porre le fondamenta per una cultura sostenibile. Non è per niente facile, ma dobbiamo includere la sostenibilità nel nostro pensiero quotidiano. Facendolo, non dobbiamo per forza generare eco-ansia, come si chiama adesso la paura di non superare la crisi ecologica e climatica, ma diffondere la consapevolezza delle nostre responsabilità per un utilizzo responsabile delle risorse e per la tutela degli equilibri naturali.
 
Bei der Frage eines nachhaltigen Lebensstils befinden wir uns in einem Kulturkampf zwischen verschiedenen gesellschaftlichen Strömungen.
 
Josef Prackwieser: Genau diese Frage behandeln wir auch in unserem Programm, etwa bei der Veranstaltung zu zivilem Widerstand am 8. Juni in der Akademie Meran. Manchen Aktivist*innen ist die Demokratie zu langsam, der Vorwurf lautet, sie sei ineffizient, die Entscheidungswege dauerten zu lange und der Einfluss industrienaher Stakeholder sei zu stark. Angesichts der sich beschleunigenden Klimakatastrophe müssten wir daher schneller handeln. Ihre Formen des Widerstands äußern sich vielgestaltig, sie sind aber in ihrer radikalen Ausprägung eine Herausforderung für unser jetziges System und die Frage ist, wie wir uns gesellschaftlich dazu verhalten. Im Rahmen der Reihe wollen wir u.a. darüber diskutieren, welche Legitimität radikale Proteste z.B. der „Letzten Generation“ haben und welche Antworten Politik und Gesellschaft dazu finden könnten.
Was ist zweckmäßig für den Nutzen der Allgemeinheit, was hingegen ethisch vertretbar?
Elisa Piras: La lotta per l’egemonia culturale, come la chiamerebbe Antonio Gramsci, è aperta. In tutti i paesi, c'è una parte della società che è molto recalcitrante rispetto a una svolta decisa verso la sostenibilità, ma c'è anche una parte, costituita soprattutto dai ragazzi e dalle ragazze più giovani che si sentono parte delle generazioni che saranno impoverite e danneggiate dai processi in corso, che è aperta e molto ricettiva rispetto alle sfide della sostenibilità. Si contribuisce a portare avanti questa lotta anche continuando fare ricerca e promovendo progetti di divulgazione, come i nostri Colloqui filosofici, che cercano ad arrivare ai cittadini e alle cittadine e di coinvolgerli in una discussione aperta. Così possiamo tramutare l’eco-ansia, che è una reazione normale, in consapevolezza, mostrando che il cambiamento è possibile e che esiste già un movimento che cerca soluzioni. Così si possono contrastare disinformazione e discorsi allarmistici e catastrofisti con discussioni basate sui fatti, per formulare nuovi discorsi, positivi e costruttivi, sulla questione ambientale e climatica.  
 
Josef Prackwieser: Wir wollen die Leute zum Philosophieren bringen.
 
 
Wieso ist Philosophie gerade heute so wichtig?
 
Josef Prackwieser: Die Philosophie bietet Begriffsbestimmungen und -präzisierungen an, also Möglichkeiten, die wahrgenommene Realität trennschärfer zu denken. Das tut auch der öffentlichen Diskussion über Nachhaltigkeit gut. Die Bedeutungen dieses Begriffes werden etwa bei der Veranstaltung der Philosophisch-Theologischen Hochschule in Brixen am 8. Mai diskutiert. Ohne einen reflektierten Umgang verliert der Begriff an Bedeutung und verkommt zur Worthülse, je öfter er verwendet wird.
La democrazia non basta per vincere la sfida della sostenibilità, ma sicuramente aiuta.
Elisa Piras: La filosofia intanto non è solo una disciplina accademica: si può fare filosofia al bar, in palestra o sulla spiaggia. Perciò si può partecipare a discussioni connesse alla filosofia senza essere filosofi o filosofe. Come ci aiuta la filosofia? È una domanda da un milione di euro (ride). Come ha detto Josef, ci aiuta a chiarire i concetti e a usarli meglio. Ci sprona ad allenare il nostro senso critico, una capacità fondamentale per il mondo contemporaneo, dove siamo costantemente sommersi da informazioni e facciamo fatica a orientarci e a riconoscere quelle attendibili. Infine, la filosofia ci aiuta per non abbandonarci alla disperazione, perché, se è una filosofia attenta alla concretezza, ci aiuta a migliorare i nostri obiettivi quotidiani, avvicinandoli agli ideali. Come direbbe uno dei più importanti filosofi del Novecento, John Rawls, la filosofia ci offre un’utopia ragionevole, permettendoci di espandere i limiti di ciò che consideriamo possibile.
 
 
In Ihrem Programm wird auch das große Thema Gerechtigkeit aufgegriffen. Kann die Demokratie, wie wir Sie heute kennen, überhaupt noch Antworten auf die Herausforderungen der Zeit liefern?
 
Elisa Piras: Avere democrazie eque e giuste è una sfida di sostenibilità sociale. Le nostre società mostrano una crescita delle disuguaglianze piuttosto che una riduzione e questo vuol dire che probabilmente le nostre democrazie non si avvicinano molto a nessun ideale di giustizia. Come cittadine e cittadini, dovremmo chiedere forse che le politiche delle istituzioni andassero di più verso la realizzazione della giustizia come equità, anche a costo di rinunciare a qualcosa. Ci sono tanti conflitti tra interessi contrapposti e alcuni gruppi della società traggono profitto dalle disuguaglianze. Purtroppo, in questi conflitti gli interessi delle persone più vulnerabili vengono spesso dimenticati. Un esempio concreto: le nostre società sono davvero in grado di garantire pari diritti e opportunità a persone che hanno diverse abilità fisiche o mentali?
 
Ihre Frage berührt ein weiteres Problem in der Debatte um Nachhaltigkeit: Mit der steigenden Lebenserwartung sinken unsere motorischen und kognitiven Fähigkeiten im Alter. Die Kosten für die Pflege stehen dabei im Interessenskonflikt mit den nötigen Investitionen für eine wirklich nachhaltige Wirtschaft.
 
Elisa Paris: Questa questione mostra che sostenibilità e giustizia sono strettamente connesse. Sostenibilità ambientale e sociale devono andare insieme, nella teoria e nella pratica.
 
Josef Prackwieser: Die Frage ist moralphilosophischer Natur: Was ist zweckmäßig für den Nutzen der Allgemeinheit, was hingegen ethisch vertretbar? Hans Jonas hat sich Ende der 1970er-Jahre in dem Werk „Das Prinzip Verantwortung“ als einer der Ersten über Ökologie und politische Systeme Gedanken gemacht und, in Anlehnung an Kant, einen neuen ökologischen Imperativ vorgeschlagen: „Handle so, dass die Wirkungen deiner Handlung verträglich sind mit der Permanenz echten menschlichen Lebens auf Erden. Oder negativ ausgedrückt: Handle so, dass die Wirkungen deiner Handlung nicht zerstörerisch sind für die künftige Möglichkeit solchen Lebens.“ In aller Vorsicht fragt er in seinem Buch, ob es eine „wohlwollende, wohlinformierte und von der richtigen Einsicht beseelte Tyrannis“ brauche, die unpopuläre Entscheidungen zugunsten von Nachhaltigkeit und der erforderlichen Askese durchsetzen kann – und ob die nicht-demokratischen (marxistischen) Systeme seiner Zeit wie Russland oder China während des Kalten Krieges „machttechnisch für unsere unbequemen Zwecke den Möglichkeiten des kapitalistisch-liberal-demokratischen Komplexes überlegen scheint“. Eine provokante Frage, die die zeitliche und operative Dringlichkeit, zu handeln, in den Mittelpunkt stellt und die Jonas auch sehr kritisch behandelt. Denn die Nachteile einer so verengten Politik liegen auf der Hand: die Menschlichkeit, auf die wir uns in unserer Konsensdemokratie (zumindest theoretisch) berufen, bleibt auf der Strecke und wird optional.
 
Elisa Piras: Il fatto di vivere in una democrazia non deve farci sentire al sicuro. Abbiamo visto in Brasile negli ultimi anni che anche in un contesto democratico può accadere che, con l’avallo del governo, si distruggano parti di foresta amazzonica che sono vitali non solo per il Brasile, ma per l’ecosistema mondiale. Le comunità locali che devono affrontare gli effetti delle decisioni economiche che riguardano direttamente l’ambiente in cui vivono dovrebbero avere la possibilità di dire la loro rispetto alla sostenibilità dei progetti di sviluppo, essendo bene informati sui dilemmi che questi possono causare. In questo vedo il ruolo di un’autonomia che sposa l’imperativo della sostenibilità. In questo senso, le comunità autonome sono risorse preziose per le società democratiche, perché le possono spingere a porre in atto politiche più lungimiranti, evitando il fenomeno “non nel mio cortile” che esternalizza tutte le conseguenze anche ambientali negative nelle zone periferiche di un paese o nei paesi in via di sviluppo, perpetrando situazioni strutturali di ingiustizia. La democrazia non basta per vincere la sfida della sostenibilità, ma sicuramente aiuta.
 
 
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Karl Trojer Mo., 17.04.2023 - 10:07

Die Verführung, eine „wohlwollende, wohlinformierte und von der richtigen Einsicht beseelte Tyrannis“ anzustreben, hebelt demokratische "Nachhaltigkeit"= "Zukunftsfähigkeit" aus. Effiziente Verwaltungsräte von Aktiengesellschaften beweisen, dass Demokratie (die Gesellschafter bestimmen in ihrer Vollversammlung die Ziele der Gesellschaft und sie setzen ihren Verwaltungsrat ein) durchaus handlungsfähig sein kann, wenn die von der Bürgerschaft gewählten VertreterInnen fähig und verantwortungsbewußt sind. Es bedarf keiner autrokratischen Tyrannis um dringende Probleme optimal zu lösen. Dabei ist es aber unerlässlich, dass auch die BürgerInnen ihren Spielraum nachhaltig betreiben. Den öffentlichen Medien kommt diesbezüglich eine hervorragende Bedeutung zu : es geht um transparente, wahrhaftige Information, und um Förderung der Motivation zur Nachhaltigkeit.

Mo., 17.04.2023 - 10:07 Permalink
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Sepp.Bacher Mo., 17.04.2023 - 15:40

Antwort auf von Karl Trojer

Ich glaube, eine „wohlwollende, wohlinformierte und von der richtigen Einsicht beseelte Tyrannis“ hatten wir schon während der Corona-Pandemie. Sie war einerseits erfolgreich, führte aber anderseits zu einer sogenannten Spaltung der Gesellschaft. Möglich ist sie auf jedenfall auch in einem demokratischen System.

Mo., 17.04.2023 - 15:40 Permalink
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Sepp.Bacher Mo., 17.04.2023 - 15:56

Ich begrüße diese Veranstaltungreihe, denn ich habe schon in einem Beitrag vor drei Jahren das Ergebnis einer Recherche und einem Interview veröffentlichte. Ich stellte die Frage, warum sich die Philosophen und Ethikerinnen nicht in der Gesellschaft in sehr grundsätzlichen Fragen in die Diskussion einbringen? Meine Meinung ist, dass sich die Philosoph/innen, die an Oberschulen und in der UNI arbeiten, einbringen sollen um so zur Entwicklung eines bestimmten Bewusstseins - auch in der Politik - beitragen können. Die Antworten, die ich von einzellnen Personen erhielt, waren für mich ernüchternd. Diese Initiative finde ich deshalb um so wertvoller.
Philosophie/Ethik: Wer zeigt uns den richtigen Weg? https://www.salto.bz/de/article/23022020/wer-zeigt-uns-den-richtigen-weg
Leider kann ich wegen meine Schwerhörigkeit nicht an Referaten und Gesprächen teilnehmen kann. Vielleicht gibt es dann auch auf Salto einen Bericht!

Mo., 17.04.2023 - 15:56 Permalink