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Al via la farsa dei colloqui linguistici

Ecco il testo della delibera pre-elettorale imposta dall'Svp che andrà in Giunta martedì. Se una famiglia non collabora saranno chiamati i servizi sociali
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Foto: Wikipedia

Dopo cinque mesi di squilli di trombe, ad una settimana dall’inizio dell’anno scolastico, e  a poco più di quaranta giorni dal voto del 22 ottobre, arriva in Giunta ufficialmente l’operazione “non varcate quella soglia, o genitori che non sapete il tedesco sufficientemente bene da accompagnare i vostri figli nella scuola in lingua tedesca”.

E’ evidente a tutti che la delibera inserita al punto n. 16 dell'ordine del giorno risponde ad un problema reale (l’eccesso di famiglie monolingui italiane o con background migratorio, che decidono di iscrivere i figli alla scuola tedesca nella convinzione che questa scelta farà loro aprire tutte le porte per avere un futuro migliore, ndr) ma per chi ha un minimo di onestà intellettuale è altrettanto chiaro che la misura potrà forse avere a mala pena un effetto sull'insorgere di un senso di inadeguatezza in una parte dei genitori. Dal punto di vista pratico il contentino elettorale potrebbe infatti non sortire nessuno gli effetti desiderati.

Iniziare dei corsi obbligatori in età adulta quando prende il via il percorso scolastico dei figli, infatti, difficilmente migliorerà in modo sufficiente la capacità degli “esercenti la potestà genitoriale” nell’aiutare i figli dal punto di vista linguistico. Nemmeno la deportazione coatta di qualche mese in un territorio germanofono potrebbe funzionare. La misura serve unicamente all’Svp dal punto di vista elettorale per fingere di rispondere ad un problema reale che avrebbe invece bisogno di rivedere vari aspetti del sistema educativo sudtirolese-altoatesino.

Al punto n. 16 dell’ordine del giorno, nella seduta di martedì 12 settembre è prevista dunque la delibera “Iscrizione alla scuola primaria - colloquio obbligatorio di consulenza”. Nonostante la delicatezza del tema e le abitudini di Palazzo Widmann il documento ha due soli capoversi prima della parte deliberativa. Li riproduciamo quasi integralmente.

Il documento richiama inizialmente l’articolo 13, comma 2-bis della legge  provinciale 16 luglio 2008, n. 5 laddove esso  “dispone che la dirigente scolastica o il dirigente scolastico può, anche dopo l’avvenuta iscrizione, prevedere un colloquio obbligatorio di consulenza, se da parte degli esercenti la responsabilità genitoriale non vi è un supporto linguistico e un accompagnamento nella lingua d'insegnamento. I termini e le modalità del colloquio di consulenza e, se necessario, dei corsi di lingua obbligatori nella lingua d'insegnamento prima dell'inizio delle lezioni sono definiti dalla Giunta provinciale. Resta fermo il diritto degli esercenti la responsabilità genitoriale di decidere in merito all’iscrizione nelle scuole dei diversi gruppi linguistici”.

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Possibili ritorsioni Se una famiglia non è collaborativa le scuole potranno prevedere delle ritorsioni (Foto Unsplash)
 

 

E ancora: “Un buon inserimento scolastico è uno dei prerequisiti fondamentali per il successo del  percorso educativo di bambini e delle bambine nonché dei ragazzi e delle ragazze. Il sostegno dei genitori, che hanno una considerevole corresponsabilità nell’educazione dei loro figli, è fondamentale in questo contesto. La mancanza di questo sostegno, come ad esempio il supporto fisico e psicopedagogico, la progettazione di una routine quotidiana strutturata, il supporto linguistico nello sviluppo della lingua d’insegnamento, la fornitura degli ausili e dei materiali didattici necessari, ecc. può avere un effetto negativo sui percorsi educativi dei bambini o delle bambine e rappresentare una situazione di pregiudizio”.

Tutto questo, secondo la Giunta sarebbe superabile con corsi di qualche ora a settimana. "Le dirigenti scolastiche e i dirigenti scolastici  sono autorizzati a invitare gli esercenti la  responsabilità genitoriale a colloqui di consulenza subito dopo l'iscrizione del bambino o della bambina alla prima classe della scuola primaria e non oltre 60 giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Di norma, questi colloqui si svolgono in forma individuale tra la dirigente scolastica o il dirigente scolastico e gli esercenti la responsabilità genitoriale coinvolti. Questi ultimi sono tenuti a rispettare gli appuntamenti fissati per i colloqui. In caso di impedimento, gli esercenti la responsabilità genitoriale devono informare la competente dirigente scolastica o il competente dirigente scolastico e fissare un nuovo appuntamento".

Ma che succede se i genitori si rifiutano o non imparano abbastanza bene il tedesco? Nei giorni scorsi l’assessore Achammer, in pieno impeto pre-elettorale aveva evocato il ricorso alla commissione prevista in una norma di attuazione dello Statuto finora mai applicata (e l’omologo di lingua italiana Vettorato aveva preannunciato resistenza passiva) e la Sovrintendente Falkensteiner aveva ipotizzato niente meno che l’interessamento del Tribunale dei minori. Nella delibera si resta sul vago. Si capisce solo che possono succedere cose gravi.

“Qualora – si legge infine nel documento - vengano individuate carenze fondamentali nel supporto da parte dei genitori in merito ai bisogni educativi dei figli, vengono stabilite, in accordo con il dirigente scolastico o la dirigente scolastica, misure e tempi di attuazione per rimediare a tali carenze. Se necessario, possono essere coinvolti servizi di consulenza o di supporto (servizi sociali, servizi psicologici, consulenza familiare, scuole di lingue, servizi sociali, ecc.). I relativi accordi vengono stipulati per iscritto e sottoscritti da entrambe le parti. Gli esercenti la responsabilità genitoriale sono tenuti a mettere in atto le misure concordate entro itempi stabiliti e a documentare ciò con un’opportuna documentazione”.

E cioè: il genitore si iscrive a un corso di tedesco, dopodiché dovrebbe essere in grado di seguire il percorso scolastico del figlio. Se non è in grado, scatta la rappresaglia. Of course, che la farsa abbia inizio!.

 

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Elisabeth Garber So., 17.09.2023 - 14:31

Antwort auf von Dennis Loos

Ja klar..., bei den Italienern nehmen wir aber einen anderen Ausdruck, z.B. nationalpopulistisch mit viel zu viel ,Frontalunterricht', wie mir ein Schüler (2023) nach 1 Jahr OS in der zweiten Landessprache berichtete. Ja, da sind die völkisch-deutschen Schulen ja gradezu modern mit der Schizophrenie & Methodenvielfalt. Man müsste halt noch das Schulsystem an die Methoden anpassen...Aber nachdem die Matura (trotz Zwangsdigitalisierung) nach wie vor komplett antiquiert abläuft, hat das alles ja noch viel Zeit...:-)))

So., 17.09.2023 - 14:31 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 17.09.2023 - 16:52

Antwort auf von Elisabeth Garber

Sig. Garner, io stessa mi sono diplomata in metodologia CLIL nel 2010. La metodologia CLIL sostiene l'esatto contrario della "lezione frontale". Su incarico dell'università di Trento e Bolzano ho firmato decine di insegnanti e ho seguito moltissimi progetti CLIL magnifici nelle scuole italiane e anche tedesche. Purtroppo il maggiore ostacolo all'introduzione del CLIL in questa provincia è stato il "dogma della madrelingua", che rende difficile insegnare in tedesco anche a chi la lingua la conosce perfettamente ma ha diversa dichiarazione etnica, chiamiamola così. Altrimenti si sarebbe potuto fare di più e meglio.
Per quanto riguarda l'esame di maturità invece sono d'accordo con Lei.

So., 17.09.2023 - 16:52 Permalink