Politica | Verso le elezioni

Dieci punti sulla legge elettorale

Tra 2 mesi al voto con un nuovo sistema, che è misto, e il cui funzionamento va spiegato. Ci pensa Federico Russo, che insegna Scienza politica all'Università del Salento
Elezioni
Foto: upi

"La legge elettorale è cucita addosso all’Svp e ai suoi alleati. Possono candidare una scopa e farla eleggere. Nei collegi uninominali per Camera e Senato i giochi sono fatti" ha spiegato in un'intervista a Salto.bz Paul Köllensperger, consigliere provinciale 5 stelle.

Per approfondire la comprensione della legge elettorale, abbiamo telefonato a Federico Russo, che insegna Scienza politica e Relazioni internazionali all'Università del Salento e alla due Camere e ai suoi componenti ha dedicato il libro "Gli Onorevoli. Cosa fanno e come ci rappresentano i nostri parlamentari" (Il Mulino, 2013).

Ecco alcuni elementi-chiave, un piccolo kit necessario per prepararsi al voto ed affrontare i prossimi due mesi di campagna elettorale.

1. "La prima funzione del Parlamento (ricordiamo che le elezioni politiche in programma il 4 marzo dovranno eleggere il nuovo Parlamento, ndr) è dare un governo al Paese. Questo si può indicativamente ottenere in due modi: una opzione è che i partiti siano capaci di fare alleanze tra loro, stilando un programma comune, dopo le elezioni, formando un governo di coalizione; l'altra via è quella di fabbricare una maggioranza parlamentare a partire da una minoranza elettorale. Questa legge, per come è congegnata, non è capace di produrre una maggioranza parlamentare a partire da una minoranza elettorale, dato che siamo in uno scenario tripolare -ovvero il M5S, l'alleanza di centro destra e il PD-".

2. "Dopo il voto, ci saranno 3 o 4 minoranze in Parlamento, e per formare un governo ci saranno due soluzioni: o alcuni partiti o coalizione si mettono d'accordo, oppure si va verso l'ennesimo governo del presidente della Repubblica, con Sergio Mattarella che si farà carico di trovare una soluzione, affidando all'esecutivo un mandato ridotto, ad esempio revisione legge elettorale, per dare almeno la possibilità di un avvio di legislatura".

3. "È difficile ipotizzare un accordo tra M5S e coalizione di centro destra, e tra PD e M5S. È più plausibile un eventuale accordo tra PD e centro destra, ipotizzando un centro destra che si scinda, lasciando fuori Fratelli d'Italia e Lega. Il 'limite' della legge elettorale è calarsi in uno scenario in cui i partiti non sembrano in grado di dialogare tra loro, per poter formare un governo funzionante. Che questo sia un bene o male, dipende dalle preferenze dell'osservatore".

4. "La legge elettorale è prevalentemente proporzionale, con una componente uninominale. Questo significa che circa un terzo dei seggi saranno assegnati in collegi uninominali, dove si elegge soltanto un deputato o senatore. Viene eletto, in questo caso, chi raccoglie più voti: per questo il sistema è detto 'maggioritario'. Per i due terzi, invece, i seggi verranno assegnati resto con il proporzionale".

5. "Se Luigi Di Maio, leader del M5S, ha scelto di non candidarsi nei collegi uninominali, è perché il M5S non ha la certezza di vincere alcun collegio. Non esistono, per il Movimento, collegi considerati "sicuri", perché ha un voto meno radicato, e senza una lunga storia alle spalle, non ha alcuna certezza. Questa può essere una scelta che fa alzare un sopracciglio: si tratta di un terzo dei collegi dove si viene eletti con formula maggioritaria, cioè dove gli elettori possono scegliere direttamente chi entrerà in Parlamento".

6. "Nei collegi uninominali, dove un solo voto più degli altri candidati porta alla vittoria, è plausibile che i candidati siano appoggiati da una coalizione. In questi casi, nessun partito potrebbe avere vantaggi ad andare da solo. I partiti più piccoli hanno un valore marginale alto".

7. "Nella parte proporzionale, i candidati non sono candidati di coalizione, ma di partito".

8. "Chi vota puù scegliere il candidato dell'uninominale. Oppure di votare il simbolo di un partito, che fa parte della coalizione. Se vota il simbolo di un partito, sta votando per il candidato uninominale, ma anche per la lista corrispondente al proporzionale. Se vota soltanto il candidato, invece, il suo voto si distribuisce tra i vari partiti per il riparto proporzionale. Questo meccanismo appare complicato, spiegandolo, ma è semplice ed intuitivo per l'elettore. Che, tutto sommato, decide di votare per un partito o di premiare di più il singolo candidato".

9. "La legge elettorale non dà l'opportunità di una voto disgiunto: non si può, cioè, scegliere un candidato nell'uninominale, votando un partito che non lo appoggia nel proporzionale. Questo passo è stato criticato, perché rappresenterebbe una costrizione della volontà dell'elettore. Siamo di fronte ad un sistema misto, perché un po' proporzionale e un po' maggioritrario, che non permette però la scelta di due voti diversi nelle due componenti".

10. "Se si parla di governabilità, non dobbiamo tanto a mio giudizio guardare ai difetti di questa legge. È probabile stallo, e che il prossimo Parlamento sia diviso, ma questo non dipenda dal sistema elettorale, ma da quello partititico. Quando quest'ultimo è così polarizzato, tra destra e sinistra, o tra fautori dell'integrazione europea e contrari, diventa difficle fare una maggioranza. Hai due linee di demarcazione che creano uno scenario frammentato. Inoltre, una coalizione come quella di centro destra è frammentata anche al suo interno. Nonostante questo, è l'unica che può ambire al 40%, che è la soglia implicita che potrebbe garantire una maggioranza alla Camera e al Senato. Il centro destra, tra l'altro, beneficia del fatto che secondo i sondaggi Lega e Forza Italia abbiano consensi piuttosto omogenei, e questo comporta che i due elettorati vadano a votare non solo per far vincere la coalizione, ma anche per decidere quale sia il primo partito, e questo elemento di spinta non c'è per M5S o PD".