Società | Brennero

A ferro e fuoco

Circa 500 anarchici e black bloc italiani ed europei al Brennero. Scontri con le forze dell’ordine e i giornalisti. Il sindaco Kompatscher: “Provocazione intollerabile”.

Il confine irraggiungibile
I manifestanti attendono “rinforzi” al binario 1 della stazione del Brennero, alcuni a volto scoperto altri incappucciati, nascosti dietro occhiali scuri, metà del viso coperta da fazzoletti neri, l’inizio del corteo è previsto per le 14.30. Carabinieri in tenuta anti sommossa, divisi fra la banchina e i binari, tengono per il momento la situazione sotto i livelli di guardia. I giornalisti che tentano di avvicinarsi e di scattare qualche foto vengono allontanati a muso duro. Intorno alle 15.30 il manipolo è al completo: circa 500 fra anarchici trentini e black bloc di varie località italiane ed europee (Austria, Germania, Spagna, Grecia) - alcuni giunti in treno, altri con mezzi propri - che avanzano al grido di “No border, no nation, no deportation”, scagliandosi ancora contro giornalisti e fotografi intenti a riprenderli. Slogan anche contro la polizia e il fascismo.

Se l’obiettivo è quello di cercare unicamente lo scontro la giornata di ieri (7 maggio), secondo il loro punto di vista, è una vittoria inconfutabile, del resto al confine fra Austria e Italia, assurto a simbolo liberticida dopo il ventilato aumento dei controlli e la prospettiva della barriera di frontiera, non riusciranno nemmeno ad avvicinarsi. “Al Brennero non ci sarà nessun muro e il confine non verrà chiuso”, aveva detto poco prima il neo ministro degli interni austriaco Wolfgang Sobotka a Merano per il congresso della Svp. “Se l'Italia fa i suoi compiti non ci sarà neanche bisogno dei controlli”.



L’assedio
Sulla parte austriaca intanto una schiera di transenne e circa 700 gendarmi con i cani per bloccare il corteo. I manifestanti hanno caschi, maschere antigas, fionde, sassi, bengala, spranghe, bastoni, bulloni, bombe carta. Esplodono alcuni petardi, le forze dell’ordine lanciano i lacrimogeni. Si forma tutt’intorno una cortina di fumo. La guerriglia dura per ore. Poi un gruppo di attivisti rompe una recinzione e invade i binari. I treni, fra cui anche l'Orient Express, vengono fermati. Parte la carica. Altri manifestanti raggiungono l’autostrada bloccando a lungo il traffico. Ambulanze e auto della polizia sfrecciano a sirene spiegate. Gli agenti (carabinieri, polizia e guardia di finanza) - muniti anche di idranti - riescono poi a ricompattarsi e a disperdere i dimostranti, spingendone molti a sud nella zona italiana. A quel punto la fuga nei boschi. Gli attivisti si spogliano gettando gli indumenti e le armi improvvisate sul ciglio della strada o nel canale. Bruciandole, anche, per non lasciare prove. Alla fine il bilancio è di una ventina di fermati, 6 gli arrestati. Una ragazza viene portata via di peso da un bar fra le urla e gli insulti dei compagni e trasportata al commissariato vicino. Una quarantina i feriti fra forze dell’ordine e manifestanti. L’Outlet nel frattempo viene chiuso, alcuni dipendenti restano all’interno, qualcuno si affaccia dalle porte di servizio, “siamo spaventati - dicono - non ci saremmo mai aspettati una situazione come questa”. Qualcuno prova a intonare Bella Ciao, ma alcuni abitanti del paese, furiosi, isolano i pochi manifestanti rimasti. Volano parole grosse da entrambe le parti. Spunta anche qualche cartello con scritto “Free hugs” o “Refugees welcome”, paradossale promemoria in una giornata precipitata nel vortice sordo e sventato della violenza.

I due Kompatscher 
Il sindaco Franz Kompatscher è sconcertato, mentre osserva da debita distanza gli scontri in atto: “Si tratta di una provocazione intollerabile, è legittimo esprimere liberamente il proprio pensiero ma questa non è democrazia. Le autorità sarebbero dovute intervenire prima e vietare la manifestazione. Così si distrugge un paese, al di là dei danni materiali l'immagine del Brennero è rovinata, ed è il colmo visto che noi siamo stati sempre aperti e bendisposti nei confronti dei profughi”. Il primo cittadino parla anche delle ripercussioni sull’economia locale: “I tre giorni di manifestazioni (il 3 e il 24 aprile, e il 7 maggio, ndr) hanno fatto perdere a questo Comune almeno 500mila euro”. Dura anche la condanna del governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher: “Oggi al Brennero manifestano gruppi di persone che in nome della libertà di opinione compiono atti di sabotaggio e di violenza danneggiando la proprietà altrui. Non abbiamo bisogno di questi vandali che sono da perseguire e punire con tutti i mezzi a disposizione dello stato di diritto”. E ancora: “Coloro che provocano il caos e che distruggono con il pretesto della contestazione contro barriere che ancora non esistono, da noi non devono trovare spazio”.

 

 

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Gerhard Mumelter Dom, 05/08/2016 - 21:02

Leggendo questo articolo mi si pongono alcune domande:
1. Perché la polizia, seguendo le richieste del presidente della provincia e del sindaco di Brennero, non ha proibito la manifestazione?
2. E'immaginabile che la polizia non sapesse della presenza di centinaia di black bloc ed anarchici sul treno ?
3. Perché sul convoglio non sono saliti agenti in borghese per valutare la situazione ?
4. Perché il treno non é stato bloccato a qualche chilometro dalla frontiera ?
5. perché in vista dell'arrivo di centinaia di manifestanti violenti non é stato rinforzato il contingente di polizia al Brennero?

Dom, 05/08/2016 - 21:02 Collegamento permanente