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Fuori dalle scatole

Crescono i negozi che si “convertono” al biologico nel nome della sostenibilità. A Bolzano la spesa si fa alla spina anche da TerraBio, ma è solo il punto di partenza.
TerraBio
Foto: salto.bz/N.Arrigoni

C’è la sostenibilità ambientale evocata con pura enfasi declaratoria e c’è quella reperibile a un indirizzo preciso. A Bolzano (ma non solo) i luoghi dove “trovarla” si moltiplicano rapidamente. Da Novo, a Rockin beets, a Kauri Store (in questo caso c’entra la moda), passando per il recente esempio di Brunico dove il titolare di Biobazar riuscirà, grazie al crowdfunding, a eliminare completamente la plastica dal suo locale. Una missione a cui non si sottrae nemmeno TerraBio, negozio di prodotti biologici (certificati) “alla spina”, aperto pochi mesi fa nel capoluogo da tre imprenditori: Nicola Bottazzo, veneziano, che dal 2003 lavora nel consorzio di commercio equo e solidale Altromercato, e i fratelli bolzanini Andrea e Giovanni Paiarola.

 

 

“Ho conosciuto Andrea che proprietario del bio stand di ortofrutta di piazza delle Erbe da 8 anni - racconta Nicola -. Condividevamo la stessa filosofia, quella del biologico naturalmente, ma anche della filiera corta, nella volontà di selezionare piccoli produttori il più possibile locali, e i produttori dell’economia etica e sociale, con l’impegno di conoscerli di persona e attivare con loro un filo realmente diretto”. La decisione di avviare un’attività commerciale vera e propria arriva quando Giovanni, ingegnere alimentare, torna a Bolzano dopo aver lavorato per 3 anni in una start-up di Monaco. Con un piccolo prestito in banca e il resto dei soldi tirati fuori di tasca loro la “banda” vede l’opportunità di business e apre bottega in via Battisti, “il quartiere ci piaceva e volevamo uscire dal centro storico, anche per una questione di affitti proibitivi. Il locale è una nostra creatura nel vero senso della parola, l’arredo interno lo abbiamo costruito in parte noi con le nostre mani”.

 

 

I clienti iniziano ad arrivare - del resto scegliere di mangiare biologico è ormai un trend sempre più diffuso e in continua crescita -, soprattutto grazie al passaparola, come accade di consueto per i piccoli negozi di vicinato. La sfida è ritagliarsi uno spazio fra le grandi catene organizzate. “La concorrenza è tanta e si fa sentire, da noi sarà più difficile trovare l’offerta stracciata, è vero, ma il contatto umano che si stabilisce con la clientela è difficile da trovare in un supermercato, e questo è impagabile”. Frutta, verdura, ma anche caffè, cereali, legumi, dolciumi. Purché sfusi. Questo il concetto cardine di TerraBio. Meno rifiuti, meno inquinamento. Le persone portano da casa i contenitori riutilizzabili oppure è il negozio stesso a fornire imballaggi di carta, vetro o PLA, una plastica biodegradabile ottenuta dal mais. “In futuro arriveremo a togliere di mezzo la plastica, intanto siamo già a un buon punto: usiamo poco packaging e comunque facilmente riciclabile”, precisa Nicola che aggiunge: “Vogliamo essere d’esempio e di stimolo per la collettività e per tutti coloro, giovani in primis, che vogliono iniziare un’attività in proprio”.

 

 

Nel disegno dei tre imprenditori ci sono sinergie da realizzare con realtà simili presenti in Alto Adige all’insegna del “zero waste”. “Per non restare piccoli attori nel mondo della distribuzione alimentare - spiega Nicola - fare rete è una delle nostre aspirazioni”. L’altra è quella di attivare la cucina all’interno del negozio dal prossimo gennaio; canederli, lasagne, zuppe, tutto rigorosamente fatto “in casa”. E poi ancora consegne a domicilio, fornitura alle aziende del pranzo, microdistribuzione verso altri esercizi commerciali, eventi in tandem con i produttori e giornate di formazione con una naturopata che già collabora con il trio. L’avventura delle idee, insomma, è appena cominciata.

 

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gorgias Gio, 12/19/2019 - 18:06

Mich würde auch interessieren mit welchen Verpackungen die Produkte in den Laden transportiert werden. Schließlich werden diese kaum in Einweggläser vom Produzenten bis ins Geschäft transportiert.

Doch man sollte sich die Frage stellen welche Verpackungsformen sind die umweltschonensten. Wenn man bedenkt dass man eine Tasche aus Biobaumwolle 20.000mal verwenden muss um die Verwendung von Polyethylen-Plastik (LDPE) Säcke gleichzukommen. Das sind übringens über 54 Jahre. Das bedeutet, dass man wenn man jeden Tag seines Lebens einen neuen Nylonsack benutzt, weniger die Umwelt belastet als jemand der in seinem Leben mit zwei Biobaumwolltaschen auskommt (außer er vererbt die Taschen oder lebt länger als 108 Jahre)

https://www.tagesanzeiger.ch/wissen/natur/plastiksaecke-sind-umweltfreu…

Gio, 12/19/2019 - 18:06 Collegamento permanente
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Herta Abram Ven, 12/20/2019 - 09:58

Ich bin schon jahrelang, überzeugte und sehr zufriedene Stammkundin bei Andrea´s Biostand am Obstmarkt!
Persönlich schätze ich u. a. sehr, dass er als Geschäftsmann, sehr bewusst, auf die Vermeidung von Verpackung wert legt. Auch, weil ich dadurch selber Verpackungsmüll vermeiden kann.

Bin begeistert, wie Andrea und Partner, ihre Kenntnisse, Fähigkeiten und ihr Wissen bündeln und zukunftsfähige Wege beschreiten.

Ven, 12/20/2019 - 09:58 Collegamento permanente