Chronik | RELAZIONE 2017

Naziskin ai due lati del Brennero

"Contatti tra skin altoatesini e neonazisti tedeschi" denunciano i servizi segreti. "Neofascismo dinamico, attira i giovani". E si temono anche anarchici e antagonisti.
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Foto: Salto.bz

«Permangono contatti tra realtà skin altoatesine e analoghe formazioni tedesche attestate su posizioni oltranziste, dichiaratamente neonaziste e razziste». La relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, il rapporto annuale dei servizi segreti italiani a governo e Parlamento, menziona l’Alto Adige nella parte concernente i rischi per la Repubblica derivanti da “Le derive della destra oltranzista”. Non una novità, certo, il legame tra naziskin al di qua e al di là del Brennero (o meglio fra Italia e Germania). Il riferimento è però contenuto nell’ultima analisi, appena presentata al presidente del consiglio, sui rischi per la democrazia italiana secondo il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina Aisi e Aise, le agenzie per la sicurezza interna e estera.

Le minacce per la Repubblica

La relazione 2017 esamina la posizione dell’Italia nello scenario strategico globale e traccia tutte le criticità per gli interessi politici, economici, industriali ed energetici del Paese nel mondo. Si va dalle evoluzioni economiche mondiali all’immigrazione, comprendendo il terrorismo jihadista, le crisi regionali in Siria e Iraq, la situazione dell’Africa (che aumenterà enormemente il numero dei propri abitanti nel prossimo futuro) e le minacce cyber con le possibili intromissioni sulle elezioni italiane. Sul fronte interno permangono i pericoli dalla criminalità organizzata, Costa nostra, Camorra e ‘ndrangheta (anche se non viene mai citata la massoneria che in Calabria secondo le inchieste in corso sarebbe stata infiltrata da quest’ultima).

Nella parte “La minaccia eversiva e l’attivismo estremista” l’estrema destra compare all’ultimo posto. Prima figurano “anarco-insurrezionalismo, estremismo marxista-leninista e circuiti antagonisti” e malgrado negli ultimi mesi il protagonismo anche mediatico dei gruppi neofascisti sia salito di intensità. Per la cronaca, CasaPound viene citata direttamente solo per l’attentato a una libreria riconducibile alla formazione condotto a Firenze da militanti anarchici il primo gennaio 2017. 

Il neofascismo in Italia

«La destra radicale – si legge – ha dimostrato un dinamismo crescente – con la nascita di nuove sigle cui aderiscono soprattutto fasce giovanili – che appare alimentato dal tentativo di gruppi d’area di intercettare le istanze nazionaliste e i sentimenti di insofferenza verso la presenza extracomunitaria, istanze e sentimenti che trovano numerose parallele espressioni in ambito europeo».

Le formazioni della destra radicale, per accrescere il proprio seguito, cavalcano inoltre situazioni di disagio sociale. Con l’intento di acquisire così maggiore visibilità e consenso, anche in funzione di accresciute aspirazioni elettorali.

«Queste formazioni, per accrescere il proprio seguito, cavalcano inoltre situazioni di disagio sociale legate soprattutto alle problematiche abitative e occupazionali, promuovendo iniziative propagandistiche, provocatorie (anche all’insegna del nostalgismo fascista) e di contestazione. Nonostante la frammentazione cronica dell’area, derivante da personalismi e competizioni interne, si sono tuttavia verificati momenti di convergenza tra componenti diverse: in particolare in occasione delle tradizionali celebrazioni in onore di militanti deceduti e, in alcuni contesti territoriali, nelle prese di posizione comuni per contrastare le politiche governative in tema di immigrazione. A mobilitarsi contro il flusso immigratorio sono state anzitutto le realtà più strutturate presenti su scala nazionale. Realtà nel contempo impegnate sulle principali tematiche sociali con l’intento di acquisire così maggiore visibilità e consenso, anche in funzione di accresciute aspirazioni elettorali». Potrebbero essere, fra le altre, sia CasaPound - protagonista del raid all'ospedale di Bolzano - che Forza nuova.

Naziskin altoatesini e tedeschi

«Un seguito hanno avuto, altresì, i contatti internazionali con omologhi gruppi con l’obiettivo di supportare l’affermazione di un fronte identitario paneuropeo. Manifestazioni contro l’immigrazione incontrollata e il degrado delle periferie urbane sono state realizzate anche dall’area skinhead, collegata ai network internazionali neonazisti Blood & Honour e Hammerskin. La loro principale attività continua ad essere rappresentata dall’organizzazione di concerti: eventi che, attirando militanti e simpatizzanti dall’Italia e dall’estero, risultano funzionali ad accrescere coesione e senso di appartenenza nonché in termini di autofinanziamento e rappresentano inoltre un veicolo di diffusione di retoriche nazifasciste e xenofobe». Ed ecco il focus sull’Alto Adige: «In proposito, permangono contatti tra realtà skin altoatesine e analoghe formazioni tedesche attestate su posizioni oltranziste, dichiaratamente neonaziste e razziste».

Permangono contatti tra realtà skin altoatesine e analoghe formazioni tedesche attestate su posizioni oltranziste, dichiaratamente neonaziste e razziste.

«Quelle sopra descritte sono dinamiche il cui potenziale impatto sulla coesione sociale non deve essere sottovalutato. Le tensioni legate alla gestione dei flussi migratori e ai processi di integrazione rappresentano una piattaforma che la destra oltranzista può strumentalizzare anche per propagare messaggi che, rivolti specialmente agli attivisti di nuova generazione, tendono ad accentuare la diffidenza e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, con il rischio di derive xenofobe. Sebbene l’ambiente italiano risulti a tutt’oggi distante da quello di altri Paesi europei – dove è più alta e più organizzata la presenza di militanti neonazisti e maggiore, di conseguenza, il rischio di radicalizzazione anti-immigrazione, specie in chiave anti-Islam – aumenta il pericolo di contaminazioni e di forme emulative rispetto a circuiti esteri a più marcata connotazione oltranzista così come quello di azioni xenofobe di forte impatto legate a pur sempre possibili incidenti di percorso nella convivenza con le realtà immigrate, specie in aree e contesti dove sia già presente un diffuso disagio sociale».

Anarco-insurrezionalismo

Non c’è solo la destra. «I circuiti anarco-insurrezionalisti – affermano le agenzie per la sicurezza nazionale – si sono dimostrati determinati a rilanciare l’area sul piano operativo. L’evento più significativo è stato rappresentato dal “ritorno in scena” della Fai/Fri, che ha rivendicato l’esplosione di un ordigno rudimentale davanti a una stazione dei carabinieri a Roma nel dicembre scorso. Inoltre, campagne aggressive contro la repressione, e in solidarietà con militanti detenuti, hanno riproposto sintonie e sinergie tra ambienti anarchici italiani e omologhe realtà straniere, soprattutto greche e spagnole». Citati anche gli attentati contro le proprietà di Poste italiane «divenute bersaglio per il coinvolgimento nel meccanismo di espulsione degli stranieri irregolari, in quanto proprietarie di una compagnia aerea impegnata nei rimpatri». Gli episodi avvenuti in Trentino – dove è storica la presenza del gruppo anarchico-insurrezionalista – non però vengono menzionati.

«La memoria dei brigatisti»

Segue «l’estremismo di matrice marxista-leninista» che ha visto «ambienti esigui e marginali impegnati a tramandare la memoria della stagione brigatista nella prospettiva di contribuire alla formazione di futuri militanti». «Questo anche attraverso la lettura in chiave rivoluzionaria di sviluppi attuali, sia dello scenario internazionale sia di quello interno, a partire dalle vertenze occupazionali».

Gli antagonisti

Infine «il fronte antagonista»: «Resta composito – si legge –, fluido e privo di un percorso comune. Iniziative di contestazione hanno riguardato soprattutto le politiche europee e i temi sociali, quali il lavoro e l’emergenza abitativa. Convergenze tra settori della sinistra antagonista ed area anarchica hanno concorso ad animare le proteste sul versante delle lotte ambientaliste. Si è riscontrata una diminuzione dell’interesse dei circuiti anarchici nazionali verso la campagna No Tav mentre un crescente attivismo comune ha conosciuto quella contro il gasdotto Tap. Seppure declinato in forme diverse, un comune “cavallo di battaglia” si è rivelata la lotta alle politiche migratorie e al sistema di accoglienza e gestione dei migranti, tradottasi tanto in azioni dirette in puro stile anarchico quanto in manifestazioni di piazza».