Gesellschaft | Jimmy Milanese

"Se non sei vergine, ti uccido"

Lei ha 21 anni, è marocchina, ma da 17 vive a Bolzano: da occidentale, contro il volere del padre che a Casablanca le ha sequestrato il passaporto e...
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Per descrivere la storia di questa ragazza ci vuole uno pseudonimo: Hina.

Possiamo però dire che parliamo di una ragazza che è nata in Marocco, ha 21 anni e vive a Bolzano dall'età di 4 anni, con i suoi genitori e due fratellini.
Se la vedi passare per strada la noti subito perché è bella, e perché ha deciso di mostrarla tutta, quella sua bellezza.
Chi la conosce parla di un passato pieno di piccole sbandate: amici sbagliati e qualche serata tirata troppo per le lunghe. Ma Hina ha un pregio, se lei ti guarda in faccia non le importa la tua nazionalità.

Sarebbe il perfetto esempio di integrazione culturale, ma c'è un problema. Quel problema è la persona che la ha messa al mondo, ovvero il padre.
Un padre di religione musulmana che lavora a Bolzano, ma ha deciso di educare la figlia a colpi di bastone. Una alla madre e una alla figlia.

Hina ha sempre avuto una fottuta paura del padre, e lo ha confidato a conoscenti e amici, e a Francesco Zorzi, presidente della Associazione Sicurezza e Legalità di Bolzano. E' grazie a lui che la storia è uscita, prima grazie all'emittente RTTR, poi sulla stampa locale e nazionale.

La vita di Hina recentemente si è complicata parecchio, da quando la famiglia è andata a Casablanca per le vacanze. Il padre ha sequestrato il passaporto alla figlia, che invece vorrebbe tornare a Bolzano.

Un uomo con il quale è difficile parlare, secondo la testimonianza di molti suoi connazionali: violento, molto credente e praticante.
Tutto il contrario di Hina, alla quale la religione non interessa più di tanto, al punto da postare la sua bellezza su Facebook e rifiutare il velo.

Ora Hina si trova tra Casablanca e Mohammedia, e racconta di essere stata picchiata a bastonate dal padre, pur di farle capire che lei da quel posto non se ne andrà mai più.

Dal Marocco è riuscita a spedire alcuni audio whatsApp a Francesco Zorzi, autorizzandolo a pubblicarli e divulgarli, nel disperato tentativo di essere aiutata, perché Hina è de facto cittadina marocchina e le istituzioni italiane possono poco.

Le sue parole spezzate dalla paura sono agghiaccianti:«ho cresciuto i miei fratelli, studiavo di notte e se non sapevo le tabelline lui mi picchiava...mio padre ha detto che devo sposare un uomo marocchino che manco conosco, qui devo fare il test di verginità, ma se arriva il giorno che mi porta dal dottore, mi ammazza, sicuro, lo conosco, ci mette niente a farlo, lo ha sempre fatto con me e mia mamma».

Quando racconta la sua vicenda, Hina fa venire i brividi: cresciuta a ceffoni, legata mani e piedi al letto, privava del bere e mangiare o una volta:«con un coltello riscaldato mio padre mi ha bruciato la pianta del piede», racconta singhiozzando. Una storia come molte altre, ma in questo caso l'aggravante è che Hina rifiuta di vivere la sua vita da brava musulmana. «Aggravante religiosa» è un termine usato recentemente proprio dall'ex Procuratore Guido Rispoli, riferito ai reati contro la persona.

I messaggi di Hina sono tanti e la descrivono, quella aggravante religiosa: «una volta tornavo a casa da scuola con un amico, mio papà mi è venuto a prendere, mi ha vista passeggiare con lui e mi ha picchiato davanti a tutti con un lucchetto, facendo scappare quel ragazzo», perché lei era già promessa, ovviamente.

Tantissime le testimonianze, sia della ragazza sia di chi la conosce bene da anni: difficile credere che sia tutto inventato, anche se una denuncia formale ancora non c'è, nonostante i numerosi interventi delle forze dell'ordine in quella casa.

Venerdì pomeriggio, prima di scomparire, in uno dei suoi ultimi messaggi vocali ha detto:«la situazione è gravissima, devo andarmene da qui, ma non so come fare, aiutatemi». Denunciare l'accaduto in Marocco sarebbe controproducente, perché in quello Stato la parola di un padre ha un peso enormemente maggiore rispetto a qualsiasi testimonianza di una ragazza, specialmente se lontana dalla fede, spiegano alcuni ragazzi marocchini a chi si è interessato il caso.

RTTR ha provato a contattare il Comitato pari opportunità e ha fatto un appello alla famiglia, per ora senza risposta. Anche alcuni esponenti della comunità marocchina sono stati interessati, ma il caso sembra non essere meritevole di attenzione. Tra le risposte:«non siamo una ambasciata» oppure «dal profilo Facebook non sembra stare male» ovvero «se manda messaggi male non deve stare» infine «è una vergogna quella ragazza per noi musulmani».

E Hina aspetta, come aspettava quella Hina Saleem, nata nel 1985 in Pachistan e morta a Sarzana, ammazzata a coltellate dal padre nell'agosto del 2006, perché non voleva convertirsi all'Islam.

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Mensch Ärgerdi… Di., 16.08.2016 - 13:15

È molto triste che la comunità marocchina si comporti così. Nella restante comunità mussulmana le reazioni sono le stesse? L'imam di bressanone, noto a molti dopo la sua apparizione televisiva contro l'ISIS, forse è la persona adatta da contattare.

Di., 16.08.2016 - 13:15 Permalink
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Marco Pagot Di., 16.08.2016 - 16:34

Un pochino meglio della versione per Il Giornale («Un padre musulmano che lavora sovvenzionato nella ricchissima Bolzano, ma ha deciso di integrare la famiglia a modo suo, ovvero, a colpi di bastone.»), ma comunque pessimo. A partire dal titolo, un virgolettato che non c'é.

Di., 16.08.2016 - 16:34 Permalink
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jimmy milanese So., 21.08.2016 - 02:02

Antwort auf von Marco Pagot

Ho scritto e virgolettato molto meno di quello che avrei potuto, si fidi. Se non si fida, nella versione per Il Giornale, può ascoltare molti dei tanti audio e virgolettarli a suo piacimento. Altri, posso mandarglieli a domicilio mail, se proprio è diffidentissimo.

So., 21.08.2016 - 02:02 Permalink
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gorgias Di., 16.08.2016 - 17:59

Das ist Multikulti. Der Vater ist ein gescheiterter Integrationsversuch. Ein Invalider in der offenen Gesellschaft. So jemand gehört raus aus Europa weil er nur eine Belastung für unsere Kultur ist und eine Gefährdung für die Errungenschaften die unsere Kultur hat.

Di., 16.08.2016 - 17:59 Permalink
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Marco Pagot Di., 16.08.2016 - 19:37

Antwort auf von gorgias

Dieses Problem ist Transversal: heißt Patriarchat und Machismus. Es gibt keine Statistik über Religion und Gewalt gegen Frauen, aber die Nummer sagen, dass es ist mehr als ein Problem einer Kultur. Ein Drittel der Frauen erleidet eine Art Gewalt (physische, sexuelle, psykologische, ökonomische) durch Leben. Am meisten von Partner oder Familieangehörige.

Di., 16.08.2016 - 19:37 Permalink
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gorgias Fr., 19.08.2016 - 00:25

Antwort auf von Marco Pagot

Welche Statistik soll das sein? Wie werden diese vier verschiedenen Kategorien definiert, wird schon das blöd Anmachen in einer Bar als sexuelle Gewalt definiert, was es in einigen Statistiken gibt. Und was ist der Sample für diese Statistik? Es gibt jedenfalls einen Haufen von Schrott-Statistiken wo z.B. herauskommt dass weibliche Studenten auf amerikanischen Campusse öfter vergewaltigt werden als in Bürgerkriegen in Zentralafrika. Also bitte aufpassen mit diesen "Statistiken"
Wenn das Patriarchat das Problem wäre, dann frage ich mich warum es nur in bestimmten patriarchalen Gesellschaften (wobei es ja fast nur Patriarchale Gesellschaften gibt und somit tut man sich schwer den Faktor Patriarchat überhaupt als Kriterium herauszulösen) es zu Zwangsverheiratungen, Ehrenmorden und den Versuche Frauen davon abzuhalten einen Bildungsweg einzuschlagen und andere individuelle Lebensentscheidungen zu treffen. Das lässt sich sehr auf auf den Faktor Kultur, Religion und eine Kombination von beiden Zurückführen.

Weil es Teil der Familienehre ist oder der Ehre des Mannes, das sich eindeutig auf Kultur/Religion zurückführen lässt.

Fr., 19.08.2016 - 00:25 Permalink
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Loredana Motta Di., 16.08.2016 - 18:50

"I messaggi di Hina sono tanti e la descrivono, quella aggravante religiosa: «una volta tornavo a casa da scuola con un amico, mio papà mi è venuto a prendere, mi ha vista passeggiare con lui e mi ha picchiato davanti a tutti con un lucchetto, facendo scappare quel ragazzo», perché lei era già promessa, ovviamente."
Perchè sarebbe un'aggravante religiosa???? Quello del padre è il comportamento frutto di una cultura patriarcale e maschilista, non religiosa.
Pessimo articolo!

Di., 16.08.2016 - 18:50 Permalink
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jimmy milanese So., 21.08.2016 - 02:07

Antwort auf von Loredana Motta

Ho citato una frase del procuratore e spiegato con un breve esempio, ovvero, il divieto di frequentare maschi, in quanto già promessa. Questa è una prassi comune in alcuni paesi musulmani, ma non in tutti e non da tutti, in questi paesi, ovviamente, esattamente come per qualsiasi comportamento. Ovviamente, precetti e usanze religiose, entrano anche nella sfera culturale di un popolo. Ovvero, nella cultura di un popolo, esistono anche degli aspetti di matrice religiosa. Veda lei da che parte prenderla. Se sa scrivere di meglio, curiosa di leggerla.

So., 21.08.2016 - 02:07 Permalink
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gorgias So., 21.08.2016 - 10:12

Antwort auf von Loredana Motta

E l'islam non è per caso una religione patriarchale, dove la donna viene sottomessa all'uomo? L'islam come il cristianesimo sono frutto di socientà patriarchali dell'epoca. Si metta a leggere il Corano/Bibbia per poi evitare ad esternalizzare castronerie del genere.

So., 21.08.2016 - 10:12 Permalink
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Profil für Benutzer Martin B.
Martin B. Di., 16.08.2016 - 23:03

Und dieser Vater kehrt schon bald wieder aus dem Urlaub zur Arbeit nach Bozen zurück? Gegegeben die kolportierten Vorkommnisse sind Fakten, bräuchte es doch dringend eine Anzeige hoffentlich mit spürbaren Folgen; es ist schlimm, wenn solche systematische Gewalt und Unterdrückung bis hin zu Todesangst jahrelang ohne Konsequenzen mitten unter uns passieren kann.

Di., 16.08.2016 - 23:03 Permalink
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Profil für Benutzer Hartwig Heine
Hartwig Heine Do., 18.08.2016 - 10:36

Ich finde es sehr verdienstvoll von Jimmy Milanese, dass er mit diesem Fall an die Öffentlichkeit geht. Weniger verdienstvoll allerdings ist es, sich dafür auch den "Giornale" ausgesucht zu haben, dessen Verhältnis zu Menschenrechten doch wohl eher gespannt ist und der solche Geschichten für die xenophobe Agitation instrumentalisiert. Für unsinnig halte ich den Streit über die Frage, ob das Verhalten des Vaters nun mehr von seiner Religion oder von einer patriarchalischen Kultur geprägt ist - als ob sich das so schön trennen ließe. Aber entscheidend ist der Fall selbst: Welche Folgerungen soll man aus ihm ziehen? Mir fallen spontan zwei Antworten ein: (1) müsste das Staatsbürgerrecht so geändert werden, dass ein Mädchen wie Hina längst die italienische Staatsbürgerschaft hätte - dann wäre es auch jetzt viel leichter, von Italien aus in Marokko im Interesse Hinas zu intervenieren. (2) Der Vater von Hina gehört nicht aus Europa rausgeschmissen, sondern vor ein italienisches Gericht. Kindesmisshandler gibt es auch unter Europäern, und das nicht zu knapp.

Do., 18.08.2016 - 10:36 Permalink
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Profil für Benutzer Mensch Ärgerdichnicht
Mensch Ärgerdi… Do., 18.08.2016 - 11:27

Antwort auf von Hartwig Heine

1. Mal davon abgesehen, dass man schon an akuten Realitätsverlust leiden muss wenn man glaubt es könnte in der jetzigen Situation eine Gesetzesänderung im Sinne einer Erleichterung der Staatsbürgerschaftvergabe geben könne, ist zu beachten, dass wenn die Angaben im Artikel der Wahrheit entsprechen, die Frau schon längst die italienische Staatsbürgerschaft beantragen hätte können.
2. Immer vorausgesetzt die Angaben im Artikel stimmen, hätte man auch hier schon längst Anzeige erstatten können.
Der Staat bietet in diesem Fall alle möglichen offenen Türen, durch diese hindurchzugehen muss der Bürger aber schon selbst. Ich kann durchaus verstehen, dass sich die junge Frau diesbezüglich in ein Dilemma befindet und sie tut mir auch wirklich leid. Wenn wir aber nicht im totalen Überwachungsstaat landen wollen, müssen wir akzeptieren dass auch mal der Bürger aktiv werden muss.

Do., 18.08.2016 - 11:27 Permalink