Politica | L'intervista

“Umanità? È tutta ipocrisia”

Secondo Pizzinini (Ladins Dolomites) la decisione di Badia di non ospitare 12 profughi riflette la volontà popolare. Il motto è quello dell’“aiutiamoli a casa loro”.
Accoglienza
Foto: upi

salto.bz: Pizzinini, la sua è stata una delle opposizioni più ferree alla proposta di aderire al sistema SPRAR e di ospitare 12 richiedenti asilo, ci spiega il motivo?
Albert Pizzinini: Il consiglio comunale ha discusso lungamente la questione, sono state richieste varie informazioni alla giunta comunale sulla provenienza dei profughi e sull’effettivo diritto e la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, l’assessore competente però non aveva risposte da dare, perciò a tali condizioni non è possibile partecipare a un sistema come quello proposto. È un salto nel buio e noi non siamo disposti a farlo.

Non condivide dunque quel dovere morale dell'accoglienza di cui parla il sindaco Frenademetz?
Mettere la questione sul piano della bontà è ipocrita, è una bella scusa, durante la riunione si è parlato dello status di profughi e del fatto che queste persone spesso abbandonano le loro famiglie d’origine, perché il viaggio costa e non tutti possono permetterselo. Favorire questo tipo di immigrazione significa in molti casi lasciare in una situazione di estrema difficoltà chi resta laggiù. Parlare semplicemente di mancanza di umanità perciò è piuttosto riduttivo. Diciamo che la giunta ci teneva a fare bella figura per togliere l’attenzione da altre cose che non funzionano a dovere nel Comune di Badia. È un diritto del consiglio comunale sapere a cosa va incontro il Comune. 

Il suo, a detta di alcuni presenti alla seduta del consiglio, è stato un intervento dal carattere populistico.
È un dato di fatto che gran parte della popolazione sia sostanzialmente contro l’arrivo dei profughi e c’è da dire che con le crociate fatte in estate da una parte di una certa intellighenzia ladina si avverte anche il timore da parte della popolazione di schierarsi contro l'accoglienza. Come Ladins Dolomites certamente seguiamo quello che è il sentimento popolare e non a caso la nostra posizione è stata sposata anche da altri componenti del consiglio. Non va infatti sottovalutato l’aspetto politico di tutta la vicenda, il sindaco è stato completamente abbandonato dalla sua lista civica, ben 5 consiglieri di Badia-La Ila-San Ciascian, infatti, hanno votato diversamente dal primo cittadino, fra cui anche un assessore. È un preciso segnale del fatto che la politica perpetrata dalla giunta non ottiene più l’appoggio in consiglio e non è la prima volta che questo accade. 

 

Non le sembra eccessivo questo diniego tenendo conto del fatto che si tratta di ospitare un numero di persone irrisorio e che altri comuni stanno già accogliendo i richiedenti asilo nelle proprie strutture?
È il principio che conta. E poi diciamocelo, ruota tutto intorno al prezzo politico che paga l’Svp per l’alleanza con il Pd che comporta il fatto che la Provincia debba accettare certe condizioni, e che non riesca a far valere le proprie ragioni a Roma. La Provincia dovrebbe richiedere al governo informazioni sulla provenienza di queste persone e sulle condizioni di sicurezza dell’accoglienza ma non lo fa perché essendo in coalizione certe domande non vanno politicamente bene, non è doveroso, perciò, da parte dei comuni contribuire in alcun modo. 

La decisione sull'accoglienza spetterà comunque alla Provincia però…
La Provincia non deciderà nulla per noi, molto semplicemente non le conviene gestire l'accoglienza in periferia perché i costi sono più alti rispetto a Bolzano. Non abbiamo paura che mettano i container a Badia o che trovino una struttura, anzi siamo pronti a scendere in piazza per protestare. I vari assessori al sociale in val Badia hanno continuato a lavorare sotto traccia per cercare una soluzione, ma chi ha assegnato i contingenti alla val Badia lo ha fatto di propria volontà e l'accoglienza non è un obbligo giuridico né morale perché ci sono diversi soggetti non degni di tutela, si sottovalutano le gravi conseguenze in termini di sicurezza della popolazione.

Stando a quanto afferma lei appare contrario all’accoglienza tout court.
Serve una coordinazione a livello nazionale ma lo Stato evidentemente non è in grado di adempiervi e quindi vuole delegare la cosa ai comuni ma non è corretto, questo modus operandi non ci piace. Vanno fatte politiche in loco, nei paesi d’origine.

D’accordo, ma nel frattempo? 
Quella in atto è un’emergenza voluta, e non ci sarebbe se tutto il fenomeno fosse gestito in un altro modo, non dimentichiamoci che sono in molti a specularci sopra.