Politik | Landeshauptmann

L'isola felice di Arno

Bilancio di fine anno all'insegna dell'ottimismo per il presidente della provincia Arno Kompatscher. Tra post-verità globali, grandi assenze – e un bicchiere mezzo pieno.
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Foto: Valentino Liberto

Sono le 10 in punto, quando un Arno Kompatscher rilassato – benché leggermente raffreddato – fa il suo ingresso in sala stampa a Palais Widmann per il tradizionale incontro di fine anno con i rappresentanti dei media locali. L'acqua versata dalla caraffa marchio Südtirol si spande sul tavolo, e il bicchiere presidenziale resta mezzo pieno. “Un anno difficile, ma non lo sono tutti gli anni?” domanda tra sé e sé il Landeshauptmann, reduce dall'altrettanto tradizionale scambio di auguri al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel tracciare un vasto bilancio dell'anno appena trascorso, il presidente della provincia riserva come sempre ampio spazio alla politica estera “nell'era della post-verità”, dalla Siria all'elezione di Donald Trump: “Il fenomeno delle migrazioni non ha soltanto nelle guerre civili la sua causa scatenante, ma ha ragioni più ampie, in un sistema di disuguaglianze”. E se il risultato della Brexit – inaspettato per i soliti sondaggisti e malvisto dai guastafeste scozzesi – deve ancora manifestare le proprie conseguenze, in Italia si fanno ancora sentire gli effetti della crisi economica, del terremoto – “un evento drammatico che ha suscitato molta solidarietà e fatto emergere i valori che contano” – nonché gli esiti del referendum costituzionale che, taglia corto Kompatscher, “tutti conosciamo” (come quelli del voto contrario all'aeroporto di Bolzano).

Bicchiere mezzo pieno.

Una foto pubblicata da Valentino Liberto (@plasnego) in data:

#ciaone Convenzione

Aldilà della naufragata riforma Renzi-Boschi – con annessa Schutzklausel –, l'incontro di Castel Firmiano per i 70 anni dell'accordo Degasperi-Gruber tra l'allora ministro degli esteri Paolo Gentiloni e l'omologo austriaco Sebastian Kurz ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un anno nuovamente positivo per lo sviluppo dell'Autonomia sudtirolese. “Domani il Consiglio dei Ministri varerà la norma di attuazione sul passaggio di competenze dallo Stato alla Regione del personale amministrativo della giustizia” annuncia il presidente della giunta, il quale sottolinea come l'economia altoatesina sia in controtendenza “grazie alla nostra autonomia”: cresce l'occupazione, aumenta l'export. Parlando di Convenzione, invece, il sorriso del Landeshauptmann è più amaro: “Nonostante un inizio difficile e alcune posizioni estreme, o forse proprio grazie a queste, già la sola discussione dell'Autonomiekonvent di cui state seguendo i lavori (contrariamente all'onorevole Bressa, ndr) è un utile processo di Bewusstseinsbildung, su cos'è l'Autonomia e quali possibilità essa ci offre”. Tolta tale scarna constatazione, la riforma dello Statuto è la grande assente della conferenza stampa. Non figura nemmeno tra i titoli dell'anno passato (e tra quelli che le redazioni vorrebbero pubblicare l'anno prossimo) raccolti per rompere la carrellata di tradizioni di fine anno, aprendo un dialogo più orizzontale con i giornalisti. Dialogo dal quale si sottraggono il Dolomiten e – eccezion fatta per una prima pagina e l'auspicio di “una donna a Palazzo Chigi” – il quotidiano Alto Adige. Oltre alla serie di titoli, in sala stampa viene proiettato un video degli highlights con Boschi, Juncker – e Tania Cagnotto “per ricordarci anche dei momenti belli”.

Il castello errante di Arno

Sulla chiusura del Brennero, Arno Kompatscher smentisce nettamente chi sostiene ci fu solo molto rumore per nulla: “Non si trattava solo di considerare le conseguenze economiche di una barriera al passo, ma delle conseguenze simboliche di una limitazione alla libertà di movimento. I segnali dati dall'Austria erano abbastanza forti: si metteva in discussione l'apertura del confine del Brennero sancita da Schengen, simbolo non solo per i sudtirolesi bensì della riunificazione europea, come ha ricordato quest'anno il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk”. Secondo il Landeshauptmann, il governo italiano ha mantenuto gli impegni sulla gestione dei profughi, “ha fatto moltissimo e viene riconosciuto in ambito europeo”. Un'impressione che non si è riusciti a dare in Sudtirolo, riconosce, “e non è un fatto positivo”: “C'è la sensazione che la politica non sappia gestire il fenomeno, sebbene la nostra provincia non sia in una situazione di emergenza”. Dopo l'apertura della giunta al sistema di accoglienza SPRAR, Kompatscher ribadisce l'impegno a dislocare i migranti “anche agendo d'imperio” per favorire la disponibilità dei Comuni, che non è aumentata nonostante le buone esperienze di quanti (anche in Sudtirolo) hanno scelto di accogliere. “Siamo un'isola felice? Un po' sì”, tira un sospiro di sollievo. La tempesta è fuori dal bicchiere (mezzo pieno). Il Sudtirolo e il suo Presidente navigano a vista, in acque mosse dall'incertezza, dai populismi, dalle crisi internazionali – dai nuovi governi e dalle leggi elettorali. Come il Castello errante di Howl che avanza tra le nebbie, capolavoro di animazione di Hayao Miyazaki. Speriamo però che questa serenità isolana non si riveli tutta una finzione.

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Michele Sartori Do., 29.12.2016 - 20:00

Complimenti all'autore che usa una gentile ironia.. Ma l'isola è felice (se lo è) solo per i soliti tedeschi, diciamo la verità. In Alto Adige tutte le risorse vanno lì: si spendono 60 milioni per rifare la strada di Sarentino (5.000 elettori SVP) , ma zero per rifare quelle di Bolzano (100.000 italiani o quasi), che quanto a traffico e criminalità assomiglia sempre più a Napoli. A Bolzano zero investimenti e zero infrastrutture, ci hanno pure tolto l'areoporto con il colpo di genio di questo ex sindaco di Fiè che non sa decidere, senza sorriso e senza visione. Amico degli Schuetzen e dei trentini, nemico degli altoatesini italiani.

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